casa » Internet » Ciò che svela il mito di Osiride e Iside. Osiride e Iside. mitologia egizia. VIII. Il mito di Osiride, Iside e Horus

Ciò che svela il mito di Osiride e Iside. Osiride e Iside. mitologia egizia. VIII. Il mito di Osiride, Iside e Horus

Fin dall'antichità ci è pervenuto il nome di Osiride. Il culto di questa divinità esisteva in Egitto nell'era dell'Antico Regno, cioè nella prima metà del III millennio a.C. Così, il nome di Osiride (Usira) è stato udito sulle labbra umane per quasi cinque millenni. Forse più a lungo. È noto che Osiride era una delle divinità più venerate dell'antico pantheon egizio. Anche gli Elleni lo trattarono con rispetto, associandolo a Dioniso. Gli alchimisti medievali usarono il suo nome nella ricerca della Pietra Filosofale. E gli avventurieri aristocratici del 18° secolo, come Saint Germain e Cagliostro, cercarono di raggiungere l'immortalità sotto il suo divino patrocinio. In effetti, anche nella stravagante compagnia di antiche divinità, così contrastanti dalle nostre idee sul divino, Osiride sembra molto singolare. La storia della sua vita, morte, resurrezione e aldilà rimane uno dei miti più curiosi conosciuti dall'antichità.

Purtroppo, proprio in questa antichità, il mito di Osiride in forma relativamente completa è stato riprodotto solo da Plutarco, un autore greco vissuto all'inizio della nostra era. Questo trattato sincretistico era intitolato Su Iside e Osiride. In esso, elementi dell'antica tradizione egizia venivano mescolati con episodi dell'antica mitologia greca, i nomi di molte divinità egizie furono sostituiti con i nomi delle divinità greche ad essi corrispondenti, secondo l'autore. Anche l'antico nome Usir, che appartiene al protagonista, fu trasformato nel greco Osiride. Come sappiamo, in futuro ha messo radici. Passiamo quindi all'interpretazione dell'antico mito proposta da Plutarco.

Nascita del Signore di tutte le cose

Dicono che quando Helios scoprì che Rhea era segretamente combinata con Kron, la maledisse dicendo che non avrebbe partorito in nessun mese o in nessun anno. Ma Hermes, innamorato della dea, andava d'accordo con lei, e poi, giocando a dama con la luna, giocava la settantesima parte di ciascuno dei suoi cicli, ne aggiunse cinque giorni e li aggiunse a trecentosessanta; e ancora gli egizi li chiamano "inseriti" e "compleanni degli dei". Analizziamolo subito. Per Helios, Plutarco significa ovviamente la divinità centrale dell'antico pantheon egizio - il dio del sole Ra. La dea greca Rea sostituisce qui la dea egizia del cielo - Nut e Kron - il dio della terra - Seb. Il prototipo di Hermes nella mitologia egizia è una divinità di nome Thoth. È necessario notare lo sfondo cosmologico di questo passaggio. Indubbiamente, qui, nel linguaggio del mito, si spiega un fatto astronomico ben noto: una certa discrepanza tra il lunare e il anno solare. Quei cinque giorni che Thoth vince contro la Luna a dama costituiscono questo “divario astronomico”. Un tale allontanamento dalle leggi emanate dalla divinità suprema (Ra), una così palese violazione della sua volontà, dal punto di vista degli antichi egizi, non poteva che essere causata solo da un evento di estrema importanza e, indubbiamente, appartenente alla regno del sacro.

Dicono che Osiride sia nato il primo giorno, e al momento della sua nascita una certa voce disse: il signore di tutte le cose è nato. Il secondo giorno nacque Arueris, che è chiamato Apollo, e da alcuni anche l'anziano Horus. Il terzo giorno Tifone venne al mondo, ma non al momento giusto e nel modo giusto: saltò fuori dal fianco di sua madre, rompendolo con un colpo. Il quarto giorno Iside nacque nell'umidità; nel quinto Nefti, che è chiamata la Fine e Afrodite, e alcuni chiamata Vittoria. Il mito dice che Osiride e Arueris discendessero da Helios, Iside da Hermes e Tifone e Nephthys da Crono. Vale la pena chiarire qui che la divinità che Plutarco associa a Tifone era chiamata dagli antichi egizi il dio del deserto, Seth. Vale la pena notare che alla nascita, Osiride è proclamato il Signore di tutto ciò che è. Così, il suo diritto divino a governare fu ordinato dall'alto. Non a caso, nella sua prima incarnazione, agisce come il Sovrano Supremo, una specie di Re dei Re (si noti che, secondo il mito, suo padre era lo stesso Ra). Suo fratello Seth, che giocherà un ruolo molto importante nell'ulteriore narrazione, incarna l'elemento distruttivo sin dalla sua nascita. Viene al mondo con la forza e in modo innaturale, come dice il mito "non al momento giusto e non correttamente". Questa opposizione tra il benedetto destino di Osiride e lo sfortunato destino di Set fin dall'inizio instaura una certa dualità metaforica, che verrà ulteriormente sviluppata.

Dicono che Nefti divenne la moglie di Tifone e Iside e Osiride, innamoratisi l'uno dell'altro, si unirono nell'oscurità del grembo prima della nascita. Come puoi vedere, l'incesto nell'antica mitologia egizia non ha lo status di tabù. Al contrario, il matrimonio di fratelli e sorelle qui, per così dire, rimane sotto la protezione divina. Devo dire che la storia secolare dell'Antico Egitto ha conosciuto molti casi di matrimoni incestuosi, a seguito dei quali, spesso, si è verificata una progressiva degenerazione delle dinastie regnanti. Dicono che, dopo aver regnato, Osiride abbia immediatamente allontanato gli egiziani da uno stile di vita misero e bestiale, mostrato loro i frutti della terra e insegnato loro a onorare gli dei; e poi vagò, soggiogando tutta la terra e senza aver bisogno di armi per questo, perché conquistò la maggioranza delle persone al suo fianco, incantandole con una parola suadente, unita a canti e ogni tipo di musica. Quindi, vediamo che il destino del Signore del Mondo è stato preparato per Osiride dalla nascita. Tuttavia, nel mito agisce non solo come un potente sovrano, ma anche come un monarca-illuminatore. In effetti, la funzione illuminante di Osiride dovrebbe essere qui individuata come una chiave. La civiltà dell'Antico Egitto, secondo la maggior parte degli storici, non sarebbe stata possibile senza il loro successo nell'agricoltura, in particolare nella coltivazione dei cereali. Pertanto, non sorprende che Osiride, il dio che portò l'umanità fuori dallo stato primitivo, fosse per gli egiziani il dio del grano. Ecco cosa scrive a riguardo il famoso antropologo James Fraser nella sua opera monumentale The Golden Bough:

Osiride - dio del grano

La considerazione di questo mito e del rituale associato a Osiride, credo, sia sufficiente per dimostrare che in una delle sue incarnazioni questo dio era la personificazione del pane, che, in senso figurato, muore e rinasce ogni anno... I dettagli del mito su Osiride. Dice che Osiride era la progenie del Cielo e della Terra. Quale genealogia potresti desiderare di più, un dio che cresce dalla terra e fertilizzato dall'umidità celeste? È vero che la stessa terra egiziana doveva la sua fertilità non agli acquazzoni, ma alle piene del Nilo, ma i suoi abitanti dovevano sapere - o almeno intuire che il grande fiume nel suo corso è alimentato dalle piogge che cadono nelle profondità del Paese. La relazione più diretta con il dio del pane è la leggenda di Osiride, che insegnò alla gente l'agricoltura.

Nel suo trattato, Plutarco associa esplicitamente Osiride al dio greco della fertilità, Dioniso. A un certo punto dice anche direttamente:

E il fatto che Osiride e Dioniso siano uno, chi lo sa meglio di te, Clea? E così dovrebbe essere: sei tu che guidi le ispirate sacerdotesse a Delfi, destinate dal padre e dalla madre ai misteri di Osiride.

Ma, nonostante le numerose prove dell'identità di questi due dei, presentate da Plutarco, la natura dei loro culti è molto diversa. Basta ricordare l'opera di Euripide “Bacchae”, e confrontare i riti selvaggi dei fedeli di Dioniso con le attività educative di Osiride, di cui lo stesso Plutarco scriveva “allontanando gli egizi dal modo di vivere bestiale”.

Nella prima parte del mito di Osiride, è proprio il lato “solare”, razionale, della sua religione che si svela. Osiride vi appare come un essere supremo, dotato di potere divino e, allo stesso tempo, onnipotente, che ha portato la civiltà alle persone. L'aspetto simbolico è qui molto importante. Osiride incarna in sé ogni forza generativa in generale; come direbbero gli psicoanalisti, la libido in quanto tale. Nell'interpretazione dello stesso Plutarco, egli rappresenta il Logos divino, il Verbo creatore. Non per niente vi appartiene anche l'antico culto fallico egizio, come culto della fertilità, culto dell'energia attiva, produttiva.

Osiride era per gli antichi egizi il più umano di tutti gli dei del loro numeroso pantheon. E nella seconda parte del mito vedremo quanto tragico e quindi vicino alle persone sia stato il suo destino. Quindi, a seguito dell'adesione del Signore di tutto ciò che è, descritto nella prima parte della "leggenda di Osiride", gli egiziani acquisirono lo status di popolo civile: impararono a coltivare il pane e adorare gli dei. Lo stesso Osiride, dopo aver sistemato le cose in casa, lasciò temporaneamente il regno alle cure di sua sorella Iside, e lui stesso partì per un viaggio a beneficio dei popoli vicini.

E poi, inaspettatamente, arriva una svolta nel mito. Il cielo fino a quel momento limpido e soleggiato è improvvisamente coperto da nuvole nere e le forze del male, che hanno atteso per un po' dietro le quinte, finalmente entrano in scena.
Seconda parte. Morte di Osiride.

Tifone, al ritorno di Osiride, iniziò a preparargli una trappola, coinvolgendo settantadue persone in una congiura e avendo complice una regina etiope di nome Aso. Misurò di nascosto il corpo di Osiride, costruì un sarcofago su misura, bello e meravigliosamente decorato, e lo portò alla festa. Mentre questo spettacolo suscitava gioia e sorpresa, Tifone, come per scherzo, si offrì di presentare il sarcofago come dono a chi vi si adattasse per dimensioni. Dopo che hanno provato tutto a turno e non si adattava a nessun ospite, Osiride entrò nella bara e si sdraiò. E come se i congiurati accorsero, sbattessero il coperchio e, dopo averlo martellato fuori con i chiodi, lo riempissero di piombo rovente, trascinassero la bara nel fiume e la lasciassero in mare vicino a Tanis, attraverso la foce, ecco perché anche ora gli egiziani lo chiamano odioso e vile. Si dice che ciò avvenne il diciassettesimo giorno del mese di Ather, quando il sole incrociò la costellazione dello Scorpione, nel ventottesimo anno del regno di Osiride.

Dalle fonti egiziane si apprende anche che Osiride, murato in un sarcofago, non morì subito, ma solo il quattordicesimo giorno. Questa è un'altra allusione ai cicli naturali. Gli antichi egizi associavano la morte di Osiride alla diminuzione mensile della luna. Dopotutto, dalla luna piena alla luna nuova passano esattamente quattordici giorni. Durante questo periodo, la luna, per così dire, muore, come Osiride. Sorge subito una domanda al riguardo. Come potrebbe mai morire Osiride? Gli dei non sono immortali? A proposito, anche nel "Racconto dello zar Saltan" di Pushkin durante il viaggio della famiglia reale lungo il "mare-okian" in un barile di catrame, il bambino è riuscito a crescere, imparare a camminare e parlare. E sebbene sia cresciuto, come dice Alexander Sergeevich, "a passi da gigante", deve essere passato molto tempo. È strano che i personaggi della fiaba russa siano sopravvissuti in tali circostanze e che l'antico dio egizio sia morto. Ovviamente, il modo in cui fu ucciso Osiride ha un suo significato nascosto. L'orizzonte marino aveva un significato mistico nella mente di alcuni popoli e svolgeva il ruolo di una linea che divideva il mondo dei vivi e quello dei morti. Da qui l'usanza di seppellire i morti, rilasciandoli su una barca in mare aperto (ricordate "Dead Man" di Jim Jarmusch). Il sarcofago è un elemento estremamente importante in questo frammento. L'ovvia assurdità di un tale metodo per uccidere il Signore di Tutto Ciò Che È è sorprendente. Tuttavia, qui non potevano fare a meno di lui, poiché interpretava il ruolo di una nave che traghettava Osiride nel mondo dei morti.

Quando Iside seppe che l'amorevole Osiride era stata erroneamente unita a sua sorella come a se stessa, e ne vide la prova nella corona di loto che aveva lasciato con Nefti, iniziò a cercare il bambino, poiché Nefti, avendo partorito, immediatamente lo ha allontanato per paura.
prima di Tifone; il bambino fu ritrovato con grande difficoltà e con l'aiuto dei cani che guidavano Iside; lei lo allattò, e lui, chiamato Anubis, divenne il suo protettore e compagno, e si dice che custodisca gli dei come i cani - le persone.

Soprattutto, ovviamente, in questo frammento la frase "... amare Osiride è stata combinata erroneamente ..." diverte. Tuttavia, ora diventa chiaro perché a Seth potrebbe non piacere suo fratello. Non sorprende, avendo un temperamento così violento per natura, decidere anche sul fratricidio. È interessante che l'Isis abbia reagito a questo tradimento con comprensione. Il dolore per la morte del marito era per lei chiaramente più forte della gelosia. E in generale, qui non c'è una parola sulla gelosia. Nessuna sorpresa. I faraoni dell'antico Egitto avevano spesso diverse mogli, quindi il tradimento della "moglie amata" non era ovviamente considerato una cosa vergognosa.

Iside apprese del sarcofago che il mare lo spinse fino alla riva di Biblo e la risacca lo portò dolcemente nei boschetti di erica. E l'erica, che in breve tempo divenne un tronco enorme e bello, lo abbracciò e lo abbracciò, e lo coprì in se stesso. Il re fu sorpreso dalle dimensioni della pianta e, tagliando il torsolo contenente la bara invisibile agli occhi, pose il tronco come supporto per il tetto.

Il significato simbolico di questo episodio ci rimanda ad un altro aspetto del culto di Osiride. Oltre alle suddette "specialità", Osiride era considerato nell'antico Egitto il dio degli alberi. Per Plutarco, questa era una delle prove della completa identità di Osiride e Dioniso. Vari culti di culto degli alberi sono esistiti in tempi diversi e in diverse parti del mondo. Uno dei più famosi di questi è la religione dei Druidi. Tuttavia, i "boschetti sacri" erano familiari a molte società tradizionali. In alcune tribù dell'Oceania, per esempio, c'era (e forse esiste ancora) la tradizione di seppellire i loro morti nelle cavità degli alberi che crescono in uno speciale luogo sacro. Si credeva che lo spirito del defunto si stabilisse in un tale albero e continuasse a vivere finché l'albero stesso è vivo.

Iside, saputo questo dallo spirito divino della voce, apparve a Biblo, si sedette alla fonte, umile e piangente, e non parlò con nessuno, ma si limitò a salutare le ancelle della regina, a carezzarle, a intrecciare le loro trecce e a aroma straordinario da se stessa sul loro corpo. Non appena la regina vide le ancelle, sorse in lei un'attrazione per uno sconosciuto, capelli e un corpo che trasudava incenso. Mandarono a chiamare Iside e, quando mise radici, fu fatta nutrice del figlio del re. La tradizione vuole che Iside nutrisse il bambino, mettendogli il dito in bocca invece del petto, e di notte bruciasse con il fuoco il guscio mortale del suo corpo; lei, trasformandosi in una rondine, si librò attorno alla colonna con un grido lamentoso - e così via fino a quando la regina le tese un'imboscata e urlò alla vista del bambino nel fuoco, privandolo così dell'immortalità. Allora la dea esposta pregò un pilastro da sotto il tetto; liberandolo facilmente, spaccò l'erica e poi, avvolgendola nel lino e ungendola di mirra, la diede al re e alla regina; e anche ora gli abitanti di Biblo venerano l'albero posto nel santuario di Iside. E dicono che cadde sulla bara e gridò in modo che il figlio più giovane del re morì immediatamente, e presumibilmente prese con sé il maggiore e, mettendo la bara sulla nave, salpò.

Forse questo è il pezzo più strano della storia, difficile da interpretare. Stilisticamente, è un po' fuori dal resto della storia. Ad esempio, il comportamento di Iside come infermiera è del tutto incomprensibile. Tuttavia, troveremo un indizio studiando l'inno omerico a Demetra, dove la storia dell'incendio del guscio mortale di un bambino si ripete quasi parola per parola. In generale, la greca Demetra e Iside hanno molto in comune. In primo luogo, erano entrambe dee dell'agricoltura. È noto che Osiride, dopo aver insegnato alle persone a coltivare la terra, in seguito affidò alla sorella e alla moglie la cura dell'osservazione dei cicli agricoli. Quindi, entrambi piangono e sono alla ricerca. Demetra è alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade, Iside - rispettivamente Osiride. Ognuna delle dee, nascondendo la sua vera natura, diventa nutrice nella famiglia reale: Demetra - con il re eleusino Keley, Iside - con il re di Byblos, Malcandra. Gli episodi con il rogo della carne mortale dei bambini, come già accennato, sono assolutamente identici. Inoltre, in entrambi i casi, la regina madre assiste a uno spettacolo spaventoso e distrugge così il suo bambino, che non ha completato il rituale di purificazione fino alla fine.

Plutarco cita un particolare curioso: “... spaccò l'erica, e poi, avvolgendola nel lino e imbrattandola di mirra, la porse al re e alla regina; e anche ora gli abitanti di Biblo venerano l'albero posto nel santuario di Iside. Apparentemente, stiamo parlando del tempio di Baalat-Gebal, che era davvero durante la vita di Plutarco a Byblos. Devo dire che questo tempio era già molto antico a quel tempo. Il tempo stimato della sua costruzione è di circa 2800 aC. L'albero menzionato da Plutarco, molto probabilmente, era davvero un artefatto sacro di questo tempio. Così, qui la mitologia si fonde con la storia.

La seconda parte della leggenda è piuttosto sorprendentemente diversa per lo stile generale e l'atmosfera dalla prima parte. Lì ci occupiamo di processi, principalmente cosmologici, osserviamo come gli dei nascono e scendono dal cielo, come le persone ricevono varie capacità come dono divino. Qui gli eventi si sviluppano, piuttosto, su un piano orizzontale. Gli dei nelle loro azioni sono più simili alle persone. Ingannano, tradiscono, muoiono, piangono, soffrono. La loro natura divina non è più così evidente qui. Tuttavia, l'intrigo viene introdotto nella trama del mito, che non è tipico dei culti arcaici. I personaggi coinvolti nella drammatica realtà mostrano caratteristiche interessanti. Ad esempio, Iside si mostra come una maga. Se Set raggiunge il suo obiettivo con la forza e l'astuzia, allora Iside usa per raggiungere i suoi obiettivi forze nascoste natura, sulla quale le fu dato potere alla nascita.

Il ritrovamento del corpo di Osiride da parte di Iside dovrebbe completare la seconda parte. Quindi inizia la storia associata alla parte più misteriosa e, allo stesso tempo, più importante del culto di Osiride: la sua risurrezione e il successivo regno sul Regno dei Morti.

Così, dopo che Iside trovò il sarcofago con le spoglie del suo amato Osiride nel palazzo del re Byblos, caricò il suo carico triste su una barca e tornò a casa in Egitto. Qui finisce e inizia la seconda parte della leggenda di Osiride...

Resurrezione di Osiride

E si dice che più tardi, quando Iside andò da Ma da suo figlio Horus, che era stato allevato lassù, e pose la bara lontano dalla strada, Tifone, cacciato dalla luna, inciampò in lui e, riconoscendo il corpo, lo strappò in quattordici parti e le disperse. Quando Iside lo venne a sapere, partì alla ricerca, attraversando le paludi su una barca di papiro. Per questo, come se i coccodrilli non toccassero quelli che galleggiano in navette di papiro, provando o paura o, lo giuro su Zeus, riverenza per la dea. E quindi, presumibilmente in Egitto, si chiamano molte tombe di Osiride, che Iside, cercando, seppellì ciascuno dei suoi membri. Altri lo negano e dicono che fece delle statue e le diede ad ogni città invece del corpo di Osiride affinché Tifone, se avesse sconfitto Horus e si fosse messo a cercare la vera tomba, avrebbe dovuto rifiutarlo, poiché sarebbe stato chiamato e mostrato molte tombe. Di tutte le parti del corpo di Osiride, Iside non trovò solo il fallo, perché subito cadde nel fiume e se ne nutriva di lepidoti, fagra e storioni, che sono aborriti più di qualsiasi altro pesce. Iside, secondo i racconti, al suo posto fece la sua immagine e consacrò il fallo; in onore di lui e ora gli egiziani organizzano feste.

Uno degli elementi più importanti di questa parte è la divisione del corpo di Osiride in quattordici parti. In primo luogo, in questo modo la leggenda spiega perché i santuari erano sparsi in tutto l'antico Egitto, i sacerdoti di ciascuno dei quali sostenevano che vi fossero sepolte le ceneri di Osiride. Si noti che il principale di questi santuari si trovava a Menfi, dove, secondo la leggenda, fu sepolta la testa del dio.

Fraser, che abbiamo citato nella prima parte, fornisce un'interessante interpretazione simbolica di questo passaggio. In esso, Osiride è associato ai grani che vengono dati alla terra per la successiva "resurrezione" in nuove spighe. Pertanto, la divisione di Osiride in parti è la divisione in parti dell'orecchio, destinate alla successiva rinascita. Questa versione è supportata da alcuni elementi del culto di Osiride, in cui i chicchi di grano rappresentano la sua energia riproduttiva.

Un altro parallelo ha a che fare con il simbolismo cristiano. Conosciamo l'enorme significato simbolico del pane nella Sacra Scrittura. Il pane gioca un ruolo importante nel compimento dei sacramenti della chiesa. Quindi nella divina liturgia, uno dei riti chiave delle Chiese ortodosse e cattoliche, il pane simboleggia il corpo di Cristo. Va detto che questo momento è stato percepito in modo molto ambiguo agli albori del cristianesimo dai suoi oppositori. Ad esempio, alcuni pagani pensavano che i cristiani fossero pazzi per aver "mangiato il corpo del proprio dio". Si arrivò al punto che i cristiani furono accusati di cannibalismo. Tuttavia, i romani ignoranti non sapevano che il pane in questo rito era un simbolo della risurrezione di Cristo e, mangiandolo, i cristiani prendono parte alla vita eterna.

Sfortunatamente, Plutarco parla poco e casualmente della risurrezione di Osiride. Ma nelle fonti egiziane è di importanza centrale. In generale, la versione egiziana è alquanto diversa dalla rivisitazione dello studioso greco. Il famoso egittologo Wallis Budge, nel suo libro Magia egizia, fornisce una traduzione del testo originale dell'antico Egitto dedicato al dio Thoth:

Trovando il morto di suo marito Osiride, Iside si librò su di lui come un uccello, e il battito delle sue ali diede origine al vento e il piumaggio splendente irradiava luce. Con le sue "parole di potere" ha resuscitato il cadavere. Horus è nato dal loro abbraccio durante questo incontro. Iside lo ha allevato e cresciuto in un rifugio segreto nei canneti.

Quindi, secondo questa versione, Horus fu concepito dopo la risurrezione di Osiride. E la stessa risurrezione fu il risultato delle manipolazioni magiche di Iside, che ricevette il sostegno del dio del cielo - Thoth.

Un'altra variante si trova in "Golden Bough" di Fraser menzionato sopra. Secondo questa interpretazione, quando fu ritrovato il corpo di Osiride, Iside e Nefti inscenarono un lamento funebre.

I lamenti delle sorelle non furono vani. Provando pietà del loro dolore, il dio del sole Ra mandò dal cielo il dio Anubi con la testa di sciacallo e, con l'aiuto di Nsida, Nefti, Thoth e Horus, fece a pezzi il corpo del dio morto, lo fasciato con bende di lino ed eseguirono su di lui tutti i riti che gli Egiziani eseguivano sui corpi dei morti. Dopodiché, Iside sollevò la polvere raffreddata con un gesto delle sue ali, Osiride prese vita e iniziò a regnare nel regno dei morti. Lì porta i titoli di Lord of the Underworld, Master of Eternity e Lord of the Dead. Là, in compagnia di quarantadue consiglieri, si sedette nella grande sala delle due verità e giudicò le anime dei morti, che solennemente gli confessarono, e, dopo che il loro cuore fu pesato sulla bilancia della giustizia, ricevette l'eternità la vita come ricompensa per virtù o come punizione adeguata per i loro peccati. .

Questa versione contiene un riferimento al rito della mummificazione, una delle caratteristiche più peculiari dell'antica cultura egizia. È noto che tutti gli antichi egizi morti, sepolti secondo il rito, erano associati a Osiride.

Il regno di Osiride negli Inferi, il suo titolo di Signore dei Morti è una continuazione del suo futuro Signore di tutte le cose. Risorto, Osiride diventa un simbolo di immortalità, un pegno di vita eterna.

L'epilogo della leggenda narrata da Plutarco assicura la vittoria di Osiride nella battaglia tra il bene e il male:

Poi, come dice la leggenda, Osiride, apparso a Horus dal regno dei morti, lo addestrò e lo addestrò per la battaglia, e poi gli chiese quale considerasse la cosa più bella del mondo. Quando rispose: per vendicare il padre e la madre che erano stati danneggiati, chiese di nuovo quale animale gli sembrava più utile per colui che va in battaglia. Sentendo un "cavallo" in risposta da Horus, fu sorpreso e iniziò a chiedere perché un cavallo e non un leone. Allora Horus disse che il leone era necessario per coloro che avevano bisogno di protezione, e il cavallo era necessario per tagliare e distruggere il nemico in fuga. Sentendo questo, Osiride si rallegrò, perché Horus era già pronto per il combattimento. E si dice che, mentre molti passavano continuamente dalla parte di Horus, gli apparve anche Tueris, la concubina di Tifone, e che gli amici di Horus uccisero il serpente che la inseguiva; e sempre in ricordo di ciò lanciano una corda e la tagliano in mezzo. Per quanto riguarda la battaglia, sarebbe durata molti giorni e Horus ha vinto. Iside, dopo aver ricevuto il Tifone incatenato. non lo giustiziò, ma lo slegò e lo lasciò andare. Horus non ebbe la pazienza di sopportare questo: alzò la mano verso sua madre e le strappò la corona reale dal capo. Ma Hermes la incoronò con un elmo cornuto. Quindi Tifone accusò Horus di illegittimità, ma con la protezione di Hermes, Horus fu riconosciuto dagli dei come un figlio legittimo e Tifone fu sconfitto in altre due battaglie.

La lotta con Seth ha nella leggenda un carattere metafisico. Il confronto tra il creatore Osiride e il cacciatorpediniere Set ricorda la guerra cosmica tra Ahura Mazda e Angra Mainyu nell'antica mitologia iraniana. È noto che lo zoroastrismo, sorto nell'antica Persia, ha dato origine al manicheismo, che considera anche l'opposizione delle divinità del Bene e del Male, eguali al potere, come tema centrale del dramma mondiale. È difficile dire se questi elementi fossero il risultato di un prestito culturale o fossero l'incarnazione di un archetipo in diversi terreni culturali. In ogni caso, in questi antichi culti erano presenti anche molte delle caratteristiche che in seguito furono sviluppate con successo dal cristianesimo. In generale, la somiglianza esteriore tra l'antico culto egizio di Osiride e la dottrina cristiana è stata sottolineata da molti ricercatori. Il parallelo più sorprendente corre tra le immagini di Cristo e gli stessi Osiride. Ecco le caratteristiche più caratteristiche:

* Entrambi erano figli della divinità suprema (nell'interpretazione cristiana - Dio Padre, nell'antico egiziano - il dio sole Ra).
* Entrambi furono unti da Dio per un grande regno.
* Entrambi incarnavano sia la natura di Dio che la natura dell'uomo.
* Entrambi hanno portato alle persone un dono divino, incarnato nella parola (Logos).
* Esistono parallelismi tra la loro vita terrena (distribuzione dei pani da parte di Gesù durante il Discorso della Montagna e addestramento degli uomini da parte di Osiride alla coltivazione dei seminativi).
* Entrambi morirono innocentemente.
* Entrambi sono resuscitati.
* Entrambi hanno mostrato alle persone la via della vita eterna.

Naturalmente non ne consegue che l'immagine di Cristo, sacra per ogni cristiano, sia stata mutuata dall'antica religione egizia. Ma, senza dubbio, nell'antichità Osiride ispirò i suoi adepti non meno di quanto Cristo fece con i cristiani. Per molti secoli gli egizi hanno creduto nella vita eterna, il cui garante era Osiride. Nel periodo ellenistico esisteva persino un'emanazione vivente di Osiride: il sacro toro Apis. Secondo la leggenda, l'anima di Osiride si trasferì in questo animale, che ha una serie di caratteristiche speciali. Pertanto, Apis viveva in un tempio dedicato a Osiride e la gente lo adorava come un dio vivente.

Oggi la religione di Osiride, come tutta l'antica civiltà egizia, è sepolta sotto lo spessore delle sabbie. Per decine di secoli, i rituali in onore di questo dio un tempo così potente non sono stati completati. Dimenticati sono i nomi dei sacerdoti dei templi un tempo così gloriosi. Sì, e gli stessi templi vengono distrutti dal tempo al suolo. Tuttavia, la leggenda su di esso è ancora viva. dio antico. Stele di pietra, tombe reali, grandi piramidi, sarcofagi dipinti, papiri semidecaduti, pergamene greche, trattati del medioevo e libri della nostra epoca mantengono la parola su di lui. Generazioni di persone vanno e vengono come onde che si infrangono sulla riva del mare, ma il Signore di Tutto Ciò Che È continua a vivere grazie alla magia della Parola. E chissà, forse un giorno germoglieranno i semi di questo Verbo divino, presentando al mondo la sua nuova incarnazione.


Fin dall'antichità ci è pervenuto il nome di Osiride. Il culto di questa divinità esisteva in Egitto nell'era dell'Antico Regno, cioè nella prima metà del III millennio a.C. Così, il nome di Osiride (Usira) è stato udito sulle labbra umane per quasi cinque millenni. Forse più a lungo. È noto che Osiride era una delle divinità più venerate dell'antico pantheon egizio. Anche gli Elleni lo trattarono con rispetto, associandolo a Dioniso. Gli alchimisti medievali usarono il suo nome nella ricerca della Pietra Filosofale. E gli avventurieri aristocratici del 18° secolo, come Saint Germain e Cagliostro, cercarono di raggiungere l'immortalità sotto il suo divino patrocinio. In effetti, anche nella stravagante compagnia di antiche divinità, così contrastanti dalle nostre idee sul divino, Osiride sembra molto singolare. La storia della sua vita, morte, resurrezione e aldilà rimane uno dei miti più curiosi conosciuti dall'antichità. Purtroppo, proprio in questa antichità, il mito di Osiride è stato riprodotto in forma relativamente completa solo da Plutarco, un autore greco vissuto all'inizio della nostra era. Questo trattato sincretistico era intitolato Su Iside e Osiride. In esso, elementi dell'antica tradizione egizia venivano mescolati con episodi dell'antica mitologia greca, i nomi di molte divinità egizie furono sostituiti con i nomi delle divinità greche ad essi corrispondenti, secondo l'autore. Anche l'antico nome Usir, che appartiene al protagonista, fu trasformato nel greco Osiride. Come sappiamo, in futuro ha messo radici. Passiamo quindi all'interpretazione dell'antico mito proposta da Plutarco.

Prima parte. Nascita del Signore di tutte le cose.

Dicono che quando Helios scoprì che Rhea era segretamente combinata con Kron, la maledisse dicendo che non avrebbe partorito in nessun mese o in nessun anno. Ma Hermes, innamorato della dea, andava d'accordo con lei, e poi, giocando a dama con la luna, giocava la settantesima parte di ciascuno dei suoi cicli, ne aggiunse cinque giorni e li aggiunse a trecentosessanta; e ancora gli egizi li chiamano "inseriti" e "compleanni degli dei". Analizziamolo subito. Per Helios, Plutarco significa ovviamente la divinità centrale dell'antico pantheon egizio - il dio del sole Ra. La dea greca Rea sostituisce qui la dea egizia del cielo - Nut e Kron - il dio della terra - Seb. Il prototipo di Hermes nella mitologia egizia è una divinità di nome Thoth.

È necessario notare lo sfondo cosmologico di questo passaggio. Indubbiamente, qui, nel linguaggio del mito, si spiega un fatto astronomico ben noto: una certa discrepanza tra l'anno lunare e quello solare. Quei cinque giorni che Thoth vince contro la Luna a dama costituiscono questo “divario astronomico”. Un tale allontanamento dalle leggi emanate dalla divinità suprema (Ra), una così palese violazione della sua volontà, dal punto di vista degli antichi egizi, non poteva che essere causata solo da un evento di estrema importanza e, indubbiamente, appartenente alla regno del sacro.


Dicono che Osiride sia nato il primo giorno, e al momento della sua nascita una certa voce disse: il signore di tutte le cose è nato. Il secondo giorno nacque Arueris, che è chiamato Apollo, e da alcuni anche l'anziano Horus. Il terzo giorno Tifone venne al mondo, ma non al momento giusto e nel modo giusto: saltò fuori dal fianco di sua madre, rompendolo con un colpo. Il quarto giorno Iside nacque nell'umidità; nel quinto Nefti, che è chiamata la Fine e Afrodite, e alcuni chiamata Vittoria. Il mito dice che Osiride e Arueris discendessero da Helios, Iside da Hermes e Tifone e Nephthys da Crono.

Vale la pena chiarire qui che la divinità che Plutarco associa a Tifone era chiamata dagli antichi egizi il dio del deserto, Seth. Vale la pena notare che alla nascita, Osiride è proclamato il Signore di tutto ciò che è. Così, il suo diritto divino a governare fu ordinato dall'alto. Non a caso, nella sua prima incarnazione, agisce come il Sovrano Supremo, una specie di Re dei Re (si noti che, secondo il mito, suo padre era lo stesso Ra). Suo fratello Seth, che giocherà un ruolo molto importante nell'ulteriore narrazione, incarna l'elemento distruttivo sin dalla sua nascita. Viene al mondo con la forza e in modo innaturale, come dice il mito "non al momento giusto e non correttamente". Questa opposizione tra il benedetto destino di Osiride e lo sfortunato destino di Set fin dall'inizio instaura una certa dualità metaforica, che verrà ulteriormente sviluppata.

Dicono che Nefti divenne la moglie di Tifone e Iside e Osiride, innamoratisi l'uno dell'altro, si unirono nell'oscurità del grembo prima della nascita.
Come puoi vedere, l'incesto nell'antica mitologia egizia non ha lo status di tabù. Al contrario, il matrimonio di fratelli e sorelle qui, per così dire, rimane sotto la protezione divina. Devo dire che la storia secolare dell'Antico Egitto ha conosciuto molti casi di matrimoni incestuosi, a seguito dei quali, spesso, si è verificata una progressiva degenerazione delle dinastie regnanti.
Dicono che, dopo aver regnato, Osiride abbia immediatamente allontanato gli egiziani da uno stile di vita misero e bestiale, mostrato loro i frutti della terra e insegnato loro a onorare gli dei; e poi vagò, soggiogando tutta la terra e senza aver bisogno di armi per questo, perché conquistò la maggioranza delle persone al suo fianco, incantandole con una parola suadente, unita a canti e ogni tipo di musica.
Quindi, vediamo che il destino del Signore del Mondo è stato preparato per Osiride dalla nascita. Tuttavia, nel mito agisce non solo come un potente sovrano, ma anche come un monarca-illuminatore. In effetti, la funzione illuminante di Osiride dovrebbe essere qui individuata come una chiave. La civiltà dell'Antico Egitto, secondo la maggior parte degli storici, non sarebbe stata possibile senza il loro successo nell'agricoltura, in particolare nella coltivazione dei cereali. Pertanto, non sorprende che Osiride, il dio che portò l'umanità fuori dallo stato primitivo, fosse per gli egiziani il dio del grano. Ecco cosa scrive a riguardo il famoso antropologo James Fraser nella sua opera monumentale The Golden Bough:
Osiride è il dio del grano. La considerazione di questo mito e del rituale associato a Osiride, credo, sia sufficiente per dimostrare che in una delle sue incarnazioni questo dio era la personificazione del pane, che, in senso figurato, muore e rinasce ogni anno... I dettagli del mito su Osiride. Dice che Osiride era la progenie del Cielo e della Terra. Quale genealogia potresti desiderare di più, un dio che cresce dalla terra e fertilizzato dall'umidità celeste? È vero che la stessa terra egiziana doveva la sua fertilità non agli acquazzoni, ma alle piene del Nilo, ma i suoi abitanti dovevano sapere - o almeno intuire che il grande fiume nel suo corso è alimentato dalle piogge che cadono nelle profondità del Paese. La relazione più diretta con il dio del pane è la leggenda di Osiride, che insegnò alla gente l'agricoltura.
Nel suo trattato, Plutarco associa esplicitamente Osiride al dio greco della fertilità, Dioniso. A un certo punto dice anche direttamente:
E il fatto che Osiride e Dioniso siano uno, chi lo sa meglio di te, Clea? E così dovrebbe essere: sei tu che guidi le ispirate sacerdotesse a Delfi, destinate dal padre e dalla madre ai misteri di Osiride.
Ma, nonostante le numerose prove dell'identità di questi due dei, presentate da Plutarco, la natura dei loro culti è molto diversa. Basta ricordare l'opera di Euripide “Bacchae”, e confrontare i riti selvaggi dei fedeli di Dioniso con le attività educative di Osiride, di cui lo stesso Plutarco scriveva “allontanando gli egizi dal modo di vivere bestiale”. Nella prima parte del mito di Osiride, è proprio il lato “solare”, razionale, della sua religione che si svela. Osiride vi appare come un essere supremo, dotato di potere divino e, allo stesso tempo, onnipotente, che ha portato la civiltà alle persone. L'aspetto simbolico è qui molto importante. Osiride incarna in sé ogni forza generativa in generale; come direbbero gli psicoanalisti, la libido in quanto tale. Nell'interpretazione dello stesso Plutarco, egli rappresenta il Logos divino, il Verbo creatore. Non per niente vi appartiene anche l'antico culto fallico egizio, come culto della fertilità, culto dell'energia attiva, produttiva.

Seconda parte. Morte di Osiride.

Tifone, al ritorno di Osiride, iniziò a preparargli una trappola, coinvolgendo settantadue persone in una congiura e avendo complice una regina etiope di nome Aso. Misurò di nascosto il corpo di Osiride, costruì un sarcofago su misura, bello e meravigliosamente decorato, e lo portò alla festa. Mentre questo spettacolo suscitava gioia e sorpresa, Tifone, come per scherzo, si offrì di presentare il sarcofago come dono a chi vi si adattasse per dimensioni. Dopo che hanno provato tutto a turno e non si adattava a nessun ospite, Osiride entrò nella bara e si sdraiò. E come se i congiurati accorsero, sbattessero il coperchio e, dopo averlo martellato fuori con i chiodi, lo riempissero di piombo rovente, trascinassero la bara nel fiume e la lasciassero in mare vicino a Tanis, attraverso la foce, ecco perché anche ora gli egiziani lo chiamano odioso e vile. Si dice che ciò avvenne il diciassettesimo giorno del mese di Ather, quando il sole incrociò la costellazione dello Scorpione, nel ventottesimo anno del regno di Osiride. Dalle fonti egiziane si apprende anche che Osiride, murato in un sarcofago, non morì subito, ma solo il quattordicesimo giorno. Questa è un'altra allusione ai cicli naturali. Gli antichi egizi associavano la morte di Osiride alla diminuzione mensile della luna. Dopotutto, dalla luna piena alla luna nuova passano esattamente quattordici giorni. Durante questo periodo, la luna, per così dire, muore, come Osiride. Sorge subito una domanda al riguardo. Come potrebbe mai morire Osiride? Gli dei non sono immortali? A proposito, anche nel "Racconto dello zar Saltan" di Pushkin durante il viaggio della famiglia reale lungo il "mare-okian" in un barile di catrame, il bambino è riuscito a crescere, imparare a camminare e parlare. E sebbene sia cresciuto, come dice Alexander Sergeevich, "a passi da gigante", deve essere passato molto tempo. È strano che i personaggi della fiaba russa siano sopravvissuti in tali circostanze e che l'antico dio egizio sia morto. Ovviamente, il modo in cui fu ucciso Osiride ha un suo significato nascosto. L'orizzonte marino aveva un significato mistico nella mente di alcuni popoli e svolgeva il ruolo di una linea che divideva il mondo dei vivi e quello dei morti. Da qui l'usanza di seppellire i morti, rilasciandoli su una barca in mare aperto (ricordate "Dead Man" di Jim Jarmusch). Il sarcofago è un elemento estremamente importante in questo frammento. L'ovvia assurdità di un tale metodo per uccidere il Signore di Tutto Ciò Che È è sorprendente. Tuttavia, qui non potevano fare a meno di lui, poiché interpretava il ruolo di una nave che traghettava Osiride nel mondo dei morti.
Quando Iside venne a sapere che l'amorevole Osiride si era erroneamente unita alla sorella come a se stessa, e ne vide la prova nella corona di loto che aveva lasciato con Nefti, iniziò a cercare il bambino, poiché Nefti, avendo partorito, si tolse immediatamente lui per paura di Tifone; il bambino fu ritrovato con grande difficoltà e con l'aiuto dei cani che guidavano Iside; lei lo allattò, e lui, chiamato Anubis, divenne il suo protettore e compagno, e si dice che custodisca gli dei come i cani - le persone.
Soprattutto, ovviamente, in questo frammento la frase "... amare Osiride è stata combinata erroneamente ..." diverte. Tuttavia, ora diventa chiaro perché a Seth potrebbe non piacere suo fratello. Non sorprende, avendo un temperamento così violento per natura, decidere anche sul fratricidio. È interessante che l'Isis abbia reagito a questo tradimento con comprensione. Il dolore per la morte del marito era per lei chiaramente più forte della gelosia. E in generale, qui non c'è una parola sulla gelosia. Nessuna sorpresa. I faraoni dell'antico Egitto avevano spesso diverse mogli, quindi il tradimento della "moglie amata" non era ovviamente considerato una cosa vergognosa.
Iside apprese del sarcofago che il mare lo spinse fino alla riva di Biblo e la risacca lo portò dolcemente nei boschetti di erica. E l'erica, che in breve tempo divenne un tronco enorme e bello, lo abbracciò e lo abbracciò, e lo coprì in se stesso. Il re fu sorpreso dalle dimensioni della pianta e, tagliando il torsolo contenente la bara invisibile agli occhi, pose il tronco come supporto per il tetto.
Il significato simbolico di questo episodio ci rimanda ad un altro aspetto del culto di Osiride. Oltre alle suddette "specialità", Osiride era considerato nell'antico Egitto il dio degli alberi. Per Plutarco, questa era una delle prove della completa identità di Osiride e Dioniso. Vari culti di culto degli alberi sono esistiti in tempi diversi e in diverse parti del mondo. Uno dei più famosi di questi è la religione dei Druidi. Tuttavia, i "boschetti sacri" erano familiari a molte società tradizionali. In alcune tribù dell'Oceania, per esempio, c'era (e forse esiste ancora) la tradizione di seppellire i loro morti nelle cavità degli alberi che crescono in uno speciale luogo sacro. Si credeva che lo spirito del defunto si stabilisse in un tale albero e continuasse a vivere finché l'albero stesso è vivo.
Iside, saputo questo dallo spirito divino della voce, apparve a Biblo, si sedette alla fonte, umile e piangente, e non parlò con nessuno, ma si limitò a salutare le ancelle della regina, a carezzarle, a intrecciare le loro trecce e a aroma straordinario da se stessa sul loro corpo. Non appena la regina vide le ancelle, sorse in lei un'attrazione per uno sconosciuto, capelli e un corpo che trasudava incenso. Mandarono a chiamare Iside e, quando mise radici, fu fatta nutrice del figlio del re. La tradizione vuole che Iside nutrisse il bambino, mettendogli il dito in bocca invece del petto, e di notte bruciasse con il fuoco il guscio mortale del suo corpo; lei, trasformandosi in una rondine, si librò attorno alla colonna con un grido lamentoso - e così via fino a quando la regina le tese un'imboscata e urlò alla vista del bambino nel fuoco, privandolo così dell'immortalità. Allora la dea esposta pregò un pilastro da sotto il tetto; liberandolo facilmente, spaccò l'erica e poi, avvolgendola nel lino e ungendola di mirra, la diede al re e alla regina; e anche ora gli abitanti di Biblo venerano l'albero posto nel santuario di Iside. E dicono che cadde sulla bara e gridò in modo che il figlio più giovane del re morì immediatamente, e presumibilmente prese con sé il maggiore e, mettendo la bara sulla nave, salpò.
Forse questo è il pezzo più strano della storia, difficile da interpretare. Stilisticamente, è un po' fuori dal resto della storia. Ad esempio, il comportamento di Iside come infermiera è del tutto incomprensibile. Tuttavia, troveremo un indizio studiando l'inno omerico a Demetra, dove la storia dell'incendio del guscio mortale di un bambino si ripete quasi parola per parola. In generale, la greca Demetra e Iside hanno molto in comune. In primo luogo, erano entrambe dee dell'agricoltura. È noto che Osiride, dopo aver insegnato alle persone a coltivare la terra, in seguito affidò alla sorella e alla moglie la cura dell'osservazione dei cicli agricoli. Quindi, entrambi piangono e sono alla ricerca. Demetra è alla ricerca della figlia Persefone, rapita da Ade, Iside - rispettivamente Osiride. Ognuna delle dee, nascondendo la sua vera natura, diventa nutrice nella famiglia reale: Demetra - con il re eleusino Keley, Iside - con il re di Byblos, Malcandra. Gli episodi con il rogo della carne mortale dei bambini, come già accennato, sono assolutamente identici. Inoltre, in entrambi i casi, la regina madre assiste a uno spettacolo spaventoso e distrugge così il suo bambino, che non ha completato il rituale di purificazione fino alla fine. Plutarco cita un particolare curioso: “... spaccò l'erica, e poi, avvolgendola nel lino e imbrattandola di mirra, la porse al re e alla regina; e anche ora gli abitanti di Biblo venerano l'albero posto nel santuario di Iside. Apparentemente, stiamo parlando del tempio di Baalat-Gebal, che era davvero durante la vita di Plutarco a Byblos. Devo dire che questo tempio era già molto antico a quel tempo. Il tempo stimato della sua costruzione è di circa 2800 aC. L'albero menzionato da Plutarco, molto probabilmente, era davvero un artefatto sacro di questo tempio. Così, qui la mitologia si fonde con la storia. La seconda parte della leggenda è piuttosto sorprendentemente diversa per lo stile generale e l'atmosfera dalla prima parte. Lì ci occupiamo di processi, principalmente cosmologici, osserviamo come gli dei nascono e scendono dal cielo, come le persone ricevono varie capacità come dono divino. Qui gli eventi si sviluppano, piuttosto, su un piano orizzontale. Gli dei nelle loro azioni sono più simili alle persone. Ingannano, tradiscono, muoiono, piangono, soffrono. La loro natura divina non è più così evidente qui. Tuttavia, l'intrigo viene introdotto nella trama del mito, che non è tipico dei culti arcaici. I personaggi coinvolti nella drammatica realtà mostrano caratteristiche interessanti. Ad esempio, Iside si mostra come una maga. Se Set raggiunge il suo obiettivo con la forza e l'astuzia, allora Iside usa le forze nascoste della natura per raggiungere i suoi obiettivi, potere su cui le è stato dato alla nascita. Il ritrovamento del corpo di Osiride da parte di Iside dovrebbe completare la seconda parte. Quindi inizia la storia associata alla parte più misteriosa e, allo stesso tempo, più importante del culto di Osiride: la sua risurrezione e il successivo regno sul Regno dei Morti.

Parte terza. Resurrezione di Osiride.

E si dice che più tardi, quando Iside andò da Ma da suo figlio Horus, che era stato allevato lassù, e pose la bara lontano dalla strada, Tifone, cacciato dalla luna, inciampò in lui e, riconoscendo il corpo, lo strappò in quattordici parti e le disperse. Quando Iside lo venne a sapere, partì alla ricerca, attraversando le paludi su una barca di papiro. Per questo, come se i coccodrilli non toccassero quelli che galleggiano in navette di papiro, provando o paura o, lo giuro su Zeus, riverenza per la dea. E quindi, presumibilmente in Egitto, si chiamano molte tombe di Osiride, che Iside, cercando, seppellì ciascuno dei suoi membri. Altri lo negano e dicono che fece delle statue e le diede ad ogni città invece del corpo di Osiride affinché Tifone, se avesse sconfitto Horus e si fosse messo a cercare la vera tomba, avrebbe dovuto rifiutarlo, poiché sarebbe stato chiamato e mostrato molte tombe. Di tutte le parti del corpo di Osiride, Iside non trovò solo il fallo, perché subito cadde nel fiume e se ne nutriva di lepidoti, fagra e storioni, che sono aborriti più di qualsiasi altro pesce. Iside, secondo i racconti, al suo posto fece la sua immagine e consacrò il fallo; in onore di lui e ora gli egiziani organizzano feste. Uno degli elementi più importanti di questa parte è la divisione del corpo di Osiride in quattordici parti. In primo luogo, in questo modo la leggenda spiega perché i santuari erano sparsi in tutto l'antico Egitto, i sacerdoti di ciascuno dei quali sostenevano che vi fossero sepolte le ceneri di Osiride. Si noti che il principale di questi santuari si trovava a Menfi, dove, secondo la leggenda, fu sepolta la testa del dio. Fraser, che abbiamo citato nella prima parte, fornisce un'interessante interpretazione simbolica di questo passaggio. In esso, Osiride è associato ai grani che vengono dati alla terra per la successiva "resurrezione" in nuove spighe. Pertanto, la divisione di Osiride in parti è la divisione in parti dell'orecchio, destinate alla successiva rinascita. Questa versione è supportata da alcuni elementi del culto di Osiride, in cui i chicchi di grano rappresentano la sua energia riproduttiva. Un altro parallelo ha a che fare con il simbolismo cristiano. Conosciamo l'enorme significato simbolico del pane nella Sacra Scrittura. Il pane gioca un ruolo importante nel compimento dei sacramenti della chiesa. Quindi nella divina liturgia, uno dei riti chiave delle Chiese ortodosse e cattoliche, il pane simboleggia il corpo di Cristo. Va detto che questo momento è stato percepito in modo molto ambiguo agli albori del cristianesimo dai suoi oppositori. Ad esempio, alcuni pagani pensavano che i cristiani fossero pazzi per aver "mangiato il corpo del proprio dio". Si arrivò al punto che i cristiani furono accusati di cannibalismo. Tuttavia, i romani ignoranti non sapevano che il pane in questo rito era un simbolo della risurrezione di Cristo e, mangiandolo, i cristiani prendono parte alla vita eterna. Sfortunatamente, Plutarco parla poco e casualmente della risurrezione di Osiride. Ma nelle fonti egiziane è di importanza centrale. In generale, la versione egiziana è alquanto diversa dalla rivisitazione dello studioso greco. Il famoso egittologo Wallis Budge, nel suo libro Magia egizia, fornisce una traduzione del testo originale dell'antico Egitto dedicato al dio Thoth:
Trovando il morto di suo marito Osiride, Iside si librò su di lui come un uccello, e il battito delle sue ali diede origine al vento e il piumaggio splendente irradiava luce. Con le sue "parole di potere" ha resuscitato il cadavere. Horus è nato dal loro abbraccio durante questo incontro. Iside lo ha allevato e cresciuto in un rifugio segreto nei canneti.
Quindi, secondo questa versione, Horus fu concepito dopo la risurrezione di Osiride. E la stessa risurrezione fu il risultato delle manipolazioni magiche di Iside, che ricevette il sostegno del dio del cielo - Thoth. Un'altra variante si trova in "Golden Bough" di Fraser menzionato sopra. Secondo questa interpretazione, quando fu ritrovato il corpo di Osiride, Iside e Nefti inscenarono un lamento funebre.
I lamenti delle sorelle non furono vani. Provando pietà del loro dolore, il dio del sole Ra mandò dal cielo il dio Anubi con la testa di sciacallo e, con l'aiuto di Nsida, Nefti, Thoth e Horus, fece a pezzi il corpo del dio morto, lo fasciato con bende di lino ed eseguirono su di lui tutti i riti che gli Egiziani eseguivano sui corpi dei morti. Dopodiché, Iside sollevò la polvere raffreddata con un gesto delle sue ali, Osiride prese vita e iniziò a regnare nel regno dei morti. Lì porta i titoli di Lord of the Underworld, Master of Eternity e Lord of the Dead. Là, in compagnia di quarantadue consiglieri, si sedette nella grande sala delle due verità e giudicò le anime dei morti, che solennemente gli confessarono, e, dopo che il loro cuore fu pesato sulla bilancia della giustizia, ricevette l'eternità la vita come ricompensa per virtù o come punizione adeguata per i loro peccati. .
Questa versione contiene un riferimento al rito della mummificazione, una delle caratteristiche più peculiari dell'antica cultura egizia. È noto che tutti gli antichi egizi morti, sepolti secondo il rito, erano associati a Osiride. Il regno di Osiride negli Inferi, il suo titolo di Signore dei Morti è una continuazione del suo futuro Signore di tutte le cose. Risorto, Osiride diventa un simbolo di immortalità, un pegno di vita eterna. L'epilogo della leggenda narrata da Plutarco assicura la vittoria di Osiride nella battaglia tra il bene e il male:
Poi, come dice la leggenda, Osiride, apparso a Horus dal regno dei morti, lo addestrò e lo addestrò per la battaglia, e poi gli chiese quale considerasse la cosa più bella del mondo. Quando rispose: per vendicare il padre e la madre che erano stati danneggiati, chiese di nuovo quale animale gli sembrava più utile per colui che va in battaglia. Sentendo un "cavallo" in risposta da Horus, fu sorpreso e iniziò a chiedere perché un cavallo e non un leone. Allora Horus disse che il leone era necessario per coloro che avevano bisogno di protezione, e il cavallo era necessario per tagliare e distruggere il nemico in fuga. Sentendo questo, Osiride si rallegrò, perché Horus era già pronto per il combattimento. E si dice che, mentre molti passavano continuamente dalla parte di Horus, gli apparve anche Tueris, la concubina di Tifone, e che gli amici di Horus uccisero il serpente che la inseguiva; e sempre in ricordo di ciò lanciano una corda e la tagliano in mezzo. Per quanto riguarda la battaglia, sarebbe durata molti giorni e Horus ha vinto. Iside, dopo aver ricevuto il Tifone incatenato. non lo giustiziò, ma lo slegò e lo lasciò andare. Horus non ebbe la pazienza di sopportare questo: alzò la mano verso sua madre e le strappò la corona reale dal capo. Ma Hermes la incoronò con un elmo cornuto. Quindi Tifone accusò Horus di illegittimità, ma con la protezione di Hermes, Horus fu riconosciuto dagli dei come un figlio legittimo e Tifone fu sconfitto in altre due battaglie.
La lotta con Seth ha nella leggenda un carattere metafisico. Il confronto tra il creatore Osiride e il cacciatorpediniere Set ricorda la guerra cosmica tra Ahura Mazda e Angra Mainyu nell'antica mitologia iraniana. È noto che lo zoroastrismo, sorto nell'antica Persia, ha dato origine al manicheismo, che considera anche l'opposizione delle divinità del Bene e del Male, eguali al potere, come tema centrale del dramma mondiale. È difficile dire se questi elementi fossero il risultato di un prestito culturale o fossero l'incarnazione di un archetipo in diversi terreni culturali. In ogni caso, in questi antichi culti erano presenti anche molte delle caratteristiche che in seguito furono sviluppate con successo dal cristianesimo. In generale, la somiglianza esteriore tra l'antico culto egizio di Osiride e la dottrina cristiana è stata sottolineata da molti ricercatori. Il parallelo più sorprendente corre tra le immagini di Cristo e gli stessi Osiride. Ecco le caratteristiche più caratteristiche:

  • Entrambi erano figli della divinità suprema (nell'interpretazione cristiana - Dio Padre, nell'antico egiziano - il dio del sole Ra).
  • Entrambi furono unti da Dio per un grande regno.
  • Entrambi incarnavano sia la natura di Dio che la natura dell'uomo.
  • Entrambi hanno portato alle persone un dono divino, incarnato nella parola (Logos).
  • Esistono parallelismi tra la loro vita terrena (la distribuzione del pane da parte di Gesù durante il Discorso della Montagna e l'insegnamento delle persone di Osiride nella coltivazione dei seminativi).
  • Entrambi sono morti innocentemente.
  • Entrambi sono risorti.
  • Entrambi hanno mostrato alle persone la via per la vita eterna.
Naturalmente non ne consegue che l'immagine di Cristo, sacra per ogni cristiano, sia stata mutuata dall'antica religione egizia. Ma, senza dubbio, nell'antichità Osiride ispirò i suoi adepti non meno di quanto Cristo fece con i cristiani. Per molti secoli gli egizi hanno creduto nella vita eterna, il cui garante era Osiride. Nel periodo ellenistico esisteva persino un'emanazione vivente di Osiride: il sacro toro Apis. Secondo la leggenda, l'anima di Osiride si trasferì in questo animale, che ha una serie di caratteristiche speciali. Pertanto, Apis viveva in un tempio dedicato a Osiride e la gente lo adorava come un Dio vivente Oggi, la religione di Osiride, come l'intera antica civiltà egizia, è sepolta sotto lo spessore delle sabbie. Per decine di secoli, i rituali in onore di questo dio un tempo così potente non sono stati completati. Dimenticati sono i nomi dei sacerdoti dei templi un tempo così gloriosi. Sì, e gli stessi templi vengono distrutti dal tempo al suolo. Tuttavia, la leggenda di questo antico dio vive ancora. Stele di pietra, tombe reali, grandi piramidi, sarcofagi dipinti, papiri semidecaduti, pergamene greche, trattati del medioevo e libri della nostra epoca mantengono la parola su di lui. Generazioni di persone vanno e vengono come onde che si infrangono sulla riva del mare, ma il Signore di Tutto Ciò Che È continua a vivere grazie alla magia della Parola. E chissà, forse un giorno germoglieranno i semi di questo Verbo divino, presentando al mondo la sua nuova incarnazione.Esclamiamo, come gli antichi sacerdoti: “Alzati, Osiride!”

Osiride e Iside sono gli dei dell'antico Egitto. Il mito di Osiride e Iside è uno dei più interessanti ed elaborati della mitologia egizia. Il famoso orientalista russo B. Turaev lo definì "il mito principale della religione egizia, che occupa un posto centrale nell'intera cultura egiziana".

Il mito nasce, ovviamente, nel periodo dell'Antico Regno (III millennio aC) Le sue varie varianti sono contenute in iscrizioni magiche sulle pareti di piramidi e sarcofagi. Una presentazione più completa e completa di essa fu fatta all'inizio della nostra era dallo scrittore greco Plutarco.

Osiride

Osiride è uno degli antichi dei egizi, il dio della rinascita, il re degli inferi nell'antica mitologia egizia e il giudice delle anime dei morti, originariamente una divinità ctonia della fertilità, che era associata al grano, alla crescita delle piante e l'inondazione del Nilo. I centri del culto di Osiride, le cui parti del corpo, secondo la leggenda, furono sparse per il paese dal suo assassino Set, furono tradizionalmente fondati dalla dea Iside dove trovò parti della sua carne. Di norma, era raffigurato come una mummia dalla pelle verde avvolta in un panno bianco, con le mani libere, in cui teneva i simboli del potere reale heket e nekhehu.


L'immagine di Osiride è estremamente complessa e sfaccettata. Questo è stato notato dagli stessi antichi egizi. In uno degli antichi inni egizi dedicati a Osiride si dice: "La tua natura, o Osiride, è più oscura di quella degli altri dei". Il figlio del dio della terra Geb e della dea del cielo Nut Osiris fu il primo re egiziano. Insegnò agli egizi a coltivare la terra e cuocere il pane, coltivare uva e produrre vino, estrarre minerali, costruire città, curare malattie, suonare strumenti musicali, adorare gli dei.

Impostato

Set (Seth, Seti) - nella mitologia dell'antico Egitto, il dio della rabbia, delle tempeste di sabbia, della distruzione, del caos, della guerra e della morte, faceva parte dell'Eliopoli Enneade. Inizialmente, era venerato come il "protettore del sole-Ra", il patrono del potere reale. Fratello di Osiride.

Uccidere Osiride

Il malvagio e traditore Seth, decise di distruggerlo. Di nascosto misurò l'altezza di Osiride e ordinò una scatola su misura con una bella finitura. Poi invitò Osiride alla sua festa. Gli ospiti di questa festa erano contemporaneamente a Seth. Su sua istigazione, iniziarono ad ammirare la scatola e Seth disse che l'avrebbe data a qualcuno che l'avesse di dimensioni. Tutti a loro volta iniziarono a sdraiarsi nella scatola, ma non andava bene a nessuno. Quando fu il turno di Osiride e si sdraiò in una scatola fatta secondo le sue misure, Seth chiuse il coperchio, chiuse a chiave la serratura, ei suoi complici portarono la scatola al Nilo e la gettarono nell'acqua.

Iside

Iside (Iside) - la più grande dea dell'antichità, che divenne un modello per comprendere l'ideale egizio di femminilità e maternità. Era venerata come sorella e moglie di Osiride, madre di Horus e, di conseguenza, dei re d'Egitto, che originariamente erano considerati le incarnazioni terrene del dio Thoth. Inizialmente, Iside era venerata nella parte settentrionale del delta del Nilo e il centro del suo culto era la città di Buto.

Peregrinazioni di Iside

Osiride e Iside si innamorarono l'una dell'altra nel grembo materno. Nell'antico Egitto, i matrimoni tra consanguinei non erano rari e gli egiziani veneravano Iside come l'incarnazione di una moglie fedele e altruista.

Dopo aver appreso della morte del marito, Iside andò alla ricerca del suo corpo per seppellirlo degnamente.

La cassa con il corpo di Osiride fu portata a riva dalle onde vicino alla città di Biblo. Sopra di lui crebbe un grande albero, nascondendo la scatola all'interno del suo baule. Il re locale ordinò di abbattere un albero e di farne una colonna per il suo palazzo.

Iside raggiunse la città di Byblos, rimosse il corpo di Osiride dalla colonna e lo portò via in barca verso il delta del Nilo. Lì, in solitudine, in mezzo alle paludi, iniziò a piangere suo marito. Il lamento di Iside per Osiride è stato tradotto da Anna Akhmatova:

“... L'oscurità è intorno a noi, anche se Ra è in paradiso,
Il cielo si mescolò alla terra, un'ombra cadde sulla terra.
Il mio cuore brucia per la malvagia separazione.
Il mio cuore è in fiamme, perché il muro
Ti sei tagliato fuori da me…”

Secondo una credenza egiziana, il Nilo si allaga a causa delle lacrime di Iside.

Una volta Seth andò a caccia e si imbatté in una cassa, vedendo che conteneva il corpo di suo fratello, la tagliò in 14 pezzi e la disperse per tutto il paese. La ricerca di parti del corpo di Osiride è durata 12 giorni. In ogni luogo in cui Iside trovò alcune parti del corpo, eresse una stele tombale in modo che il culto di Osiride si diffondesse in tutto l'Egitto.

La prima mummia del mondo

Secondo un'altra versione del mito, Iside radunò il suo corpo e disse:

“Oh, luminoso Osiride! Le tue ossa sono raccolte, il tuo corpo è raccolto, il tuo cuore è dato al tuo corpo!

Il dio Anubi imbalsamò il corpo di Osiride e fece la prima mummia del mondo. Da quel momento, gli egiziani avevano l'abitudine di mummificare i morti, mentre il sacerdote che sovrintendeva al processo di imbalsamazione doveva essere nella maschera di Anubi: un cane o uno sciacallo.

Iside riuscì miracolosamente a concepire un figlio, Horus, dal defunto Osiride. Quando Horus crebbe, vendicò suo padre sconfiggendo Set e diventando re d'Egitto.

E Osiride divenne il signore degli inferi e il giudice celeste.

Osiride - dio della rinascita, re degli inferi

Nei templi dedicati a Osiride furono installate cornici di legno, che ripetevano i contorni del suo corpo, ricoperto di terreno fertile e seminato a grano. In primavera, il "corpo di Osiride" germogliò con giovani germogli.

Le funzioni del dio-re e del dio della vegetazione non sono in contraddizione tra loro. Secondo l'idea dei popoli antichi, il capo o il re della tribù era magicamente legato alla fertilità terrena, questo spiega l'usanza secondo cui il re doveva partecipare ai lavori agricoli all'inizio e alla fine del ciclo annuale.

Difficile da capire è il ruolo di Osiride come sovrano degli inferi. Gli egizi credevano che tutti i morti, resuscitati dietro la tomba, non solo diventassero come Osiride, ma, per così dire, si trasformassero in lui. Nei testi funebri, il nome del defunto è preceduto dal nome di Osiride - "Osiride è il nome".

VIII. Il mito di Osiride, Iside e Horus.

Infine, dobbiamo cominciare a considerare il mito di Osiride. Il più significativo dei miti egizi, era popolare non solo tra gli egizi; anche in Europa è noto da più di duemila anni. In effetti, la storia di un buon re ucciso dal fratello geloso, della sua fedele vedova che nascose il figlio dal mondo e lo allevò in clausura, e di un ragazzo che alla fine vendicò il padre e riconquistò il suo regno, fece appello al sentimenti delle persone, poiché ognuno era pronto a identificare se stesso e le sue speranze con l'uno o l'altro elemento del mito. La popolarità di questo mito in Europa è dovuta ad altri motivi. I misteri romani di Iside, su cui il concetto di Osiride del XVIII secolo, riflesso nel Flauto magico di Mozart, descriveva la storia di Iside e del suo defunto marito in un aspetto spirituale piuttosto che fisico. Osiride era percepito come un simbolo mitologico da coloro che cercavano di raggiungere con questi riti quel sentimento religioso che una concezione religiosa più razionalistica non poteva dare ai propri seguaci.

Per quanto ne sappiamo, il mito di Osiride non è mai stato scritto dagli egizi come una storia unica e coerente. Gli autori greci furono i primi a riferire direttamente le versioni di questa storia. I documenti egiziani vi fanno spesso riferimento in vari tipi di testi religiosi e ne presentano gli episodi sotto forma di riti e narrazioni. Cercherò prima di raccontare questa storia come appare nella nostra prima fonte, i Testi delle Piramidi, e poi considererò alcune delle più importanti composizioni egiziane basate su questo mito. Infine, un inno a Osiride del tempo dell'impero egizio può dare un'idea di come i teologi egizi di quell'epoca interpretassero questo mito.

Abbiamo già visto che la fonte del mito di Osiride è la genealogia di Horus. Questa genealogia è stata evidentemente stabilita da una cerimonia simile a quella che ho proposto per illustrare il rito dell'intronizzazione nell'epoca più antica. Pertanto, gli elementi del mito derivano da due eventi: la morte del re con la sua trasformazione in Osiride e l'intronizzazione di suo figlio, che significò la sua deificazione sulla terra come Horus. Ovviamente nessun ricordo di alcuna figura storica del passato si è mescolato a questo, e anche il folklore qui non ha quasi avuto alcun ruolo. Inoltre, va qui menzionata un'importante osservazione di Siegfried Schott: il fatto che il mito di Osiride venga a conoscenza per la prima volta dai rituali funebri del re non deve indurre a concludere che questo rituale fosse in alcun modo una rappresentazione del mito di Osiride. Lo svolgimento dei riti funebri era dettato dall'effettiva necessità di una sepoltura cerimoniale in una piramide, degna di un re, ed evocavano alcune associazioni mitologiche. Tuttavia, queste associazioni si adattano bene al tessuto della narrativa mitologica. Mentre vari cambiamenti nei riti funebri possono aver aggiunto nuovi dettagli al mito, i suoi eventi principali sono stati stabiliti abbastanza chiaramente nei Testi delle Piramidi. Abbiamo prove che il mito di Osiride fosse già allora inteso come una realtà del passato, nonostante fosse sperimentato di nuovo in ogni cerimonia rituale. A nostro avviso, questo mito aveva già circa seicento anni quando i Testi delle Piramidi furono scolpiti per la prima volta nella pietra e il rituale ha subito cambiamenti significativi durante questo periodo. I riti funebri venivano eseguiti, ovviamente, in epoca preistorica. Così, molti elementi delle cerimonie funebri alla fine portarono alla creazione del mito nella sua forma finale.

Secondo i Testi delle Piramidi, il mito di Osiride recita come segue. Il re Osiride fu ucciso da suo fratello Seth a Nedith (o Gehesti). Iside e Nefti, le sorelle di Osiride, cercarono il corpo, lo trovarono a Nedith e lo piansero. Iside resuscitò temporaneamente Osiride, in modo che potesse concepire un bambino da lui. Poi ha dato alla luce Horus, lo ha nutrito e cresciuto a Chemmis (un luogo nel Delta). Mentre era ancora un bambino, Horus vinse un serpente. Quando fu maturo, Iside fece su di lui la cerimonia della cintura, ed egli andò a “vedere” suo padre (Pr. 1214-1215). Ovviamente l'ha trovato. Quindi si tenne un tribunale a Heliopolis, guidato da Geb. Seth ha negato di aver ucciso Osiride; forse sorgeva la domanda se Horus fosse il vero erede di Osiride; in ogni caso, Iside testimoniò a favore del figlio donandogli il seno. Horus fu dichiarato re per ordine del tribunale.

Ho detto sopra che una storia aggiuntiva è stata fusa con la storia principale, in cui si trattava dell'Occhio: Set rubò l'Occhio di Horus, che in seguito divenne Osiride, quando combatterono a Eliopoli, e il giovane Horus, figlio di Osiride, prese in un duello con Set e lo restituì al padre ucciso Osiride per rianimarlo. Secondo la prima storia, il trono reale, sequestrato dall'assassino, sarebbe stato restituito dalla corte al vero erede. Secondo la seconda storia, il segno della dignità regale, l'Occhio, fu prima tolto al suo proprietario e poi restituito a lui a seguito della battaglia. La fusione di queste due storie è stata ottenuta portando il figlio in battaglia; inoltre, la seconda battaglia era vagamente associata a una procedura giudiziaria, e Horus restituì l'Occhio a suo padre a Gehesti, lo stesso luogo in cui fu ucciso Osiride, secondo la prima storia. Ovviamente, per ragioni a noi sconosciute, era necessario collegare l'idea dell'Occhio, che era andata perduta e poi ritornata, con l'idea che il re fosse Horus e Osiride. In vista di tale rapporto, si può osare concludere che l'idea del duello non fosse originariamente connessa con la perdita e il ritorno dell'Occhio; a quanto pare, solo la criminalità di Set, nata dall'idea di uccidere Osiride, per prima cosa ha suggerito che il destino dell'Occhio fosse deciso nella battaglia con questo personaggio malvagio. Oltre agli elementi della storia combinata qui presentata, i Testi delle Piramidi alludono ad altri due motivi non ancora inclusi nella storia principale. In primo luogo, l'annegamento di Osiride, che è connesso con il suo carattere cosmico di vegetazione cresciuta dopo l'inondazione del Nilo; questo, come abbiamo visto, gioca un ruolo nella versione del Trattato teologico di Menfi della storia di Osiride. In secondo luogo, le indicazioni dello smembramento del corpo del defunto re, che era Osiride, sono l'eco di un'antichissima usanza funeraria, che all'inizio del III millennio non esisteva più; lo smembramento del corpo di Osiride da parte di Seth è un elemento significativo nella storia di Osiride, principalmente nelle versioni del periodo greco.

Un rotolo di papiro scritto intorno al 1970 aC descrive una serie di cerimonie che ebbero luogo in connessione con l'ascesa al trono del re Sesostri I. Potrebbero rappresentare una tradizione molto più antica. Vorrei presentare il loro contenuto sulla base sia della prima edizione di Zethe che dell'ultima interpretazione di Drioton, che però è preliminare. Il papiro contiene un testo molto schematico, composto da 46 parti e 31 illustrazioni. Rappresentano scene successivamente individuali di una performance che chiameremmo pantomima. I personaggi sono il re ei suoi figli, funzionari, uomini e donne. Le scene raffigurano l'uccisione di un toro, la preparazione e la donazione di pane, barche, rami d'albero, insegne reali, la figura del defunto re, ecc. La pantomima, a quanto pare, è accompagnata dallo spettacolo di scene di contenuto mitologico in cui il gli attori fanno discorsi. La seguente traduzione della parte principale della scena settecentesca, illustrata dal duello del “mena” di due persone disarmate, può darne un'idea: Horus e Seth. Discorso (Ebe): "Dimenticalo." - Horus, Seth, battaglia. non può essere ricostruito nella sua interezza. Ogni scena contiene un'allusione verbale o figurativa che consente di scegliere la scena appropriata della rappresentazione mitologica. Scene mitologiche, quindi non seguono una sequenza logica, non costituiscono un intero dramma o storia, tuttavia, esattamente come nelle piramidi dei testi, dovremmo cercare di utilizzare le note mitologiche come elementi per ricreare la narrazione sottostante, che è il mito di Osiride: l'uccisione di Osiride, la battaglia per l'Occhio e la proclamazione di Horus a Re. In generale, come se il contenuto dovesse essere il seguente.

Set ei suoi tirapiedi uccisero Osiride. Horus ei suoi figli cercarono Osiride in terra e in cielo con l'aiuto di pesci e uccelli. Horus trovò suo padre e lo pianse. Si rivolse a Geb in cerca di giustizia e promise al suo defunto padre di vendicarlo. I figli di Horus portarono il corpo di Osiride. Poi legarono Set e gli deposero, come su un carro funebre, il corpo di Osiride. Poi Set ei suoi sostenitori e Horus ei suoi figli combatterono, e Geb fu il primo a ispirarli a combattere. L'Occhio di Horus è stato strappato e i testicoli di Seth sono stati strappati. Diede l'Occhio di Horus sia a Horus che a Seth. L'Occhio di Horus è fuggito. I figli di Horus lo catturarono e lo riportarono a Horus. Alla fine, Thoth lo mise in Horus e lo guarì. I dettagli della battaglia e il ruolo dell'Occhio rimangono poco chiari, e va notato che sia l'intervento di Thoth che il volo dell'Occhio di Horus sono menzionati sia nei Testi della Piramide che qui. La fine della storia sembra più chiara. Geb ordinò a Thoth di radunare tutti gli dei, che a loro volta resero omaggio al loro padrone, Horus. Apparentemente, Geb dichiarò un'amnistia e i seguaci di Set, così come i figli di Horus, ricevettero indietro le teste che avevano perso durante la battaglia.

Abydos nell'Alto Egitto, dove furono sepolti i re delle prime due dinastie, era il centro del culto di Osiride. Lì, durante una grande festa, si sono svolte azioni che rappresentano il ritrovamento, la sepoltura e il ritorno in vita di Osiride. Questa festa è menzionata intorno al 1850 aC. nelle iscrizioni autobiografiche di coloro ai quali il re incaricò di parteciparvi. Nel XVIII sec. aC, ovviamente in via eccezionale, il re Neferhotep era presente personalmente a questa rappresentazione e sembrava persino parteciparvi nel ruolo di Horus (Breasted. Ancient Records I, pp. 332-338). Rimane una questione aperta se un tale festival si tenesse ogni anno o solo fino a occasioni speciali. La successiva ricostruzione della cerimonia si basa principalmente sulle iscrizioni del capo del tesoro di Sesostri III - Ichernofret (ANET, pp. 329-330). Gli stendardi di quegli dei che custodiscono Osiride nel suo santuario vengono portati dal tempio nella "processione upvavet". Upvavet (lett. "Colui che trova o prepara la strada") era una divinità canina ad Asyut. Rimase qui come Horus quando uscì per combattere per suo padre. I nemici di Osiride vengono sconfitti e coloro che hanno attaccato Neshmet, la barca di Osiride, vengono dispersi. Quindi, probabilmente il secondo giorno della festa, si svolge la "Grande Processione", che porta Osiride, il dio defunto, al tempio e pone Neshmet sulla barca: in essa Osiride galleggia sul lago. Secondo l'iscrizione di Neferhotep, fu qui che Horus "si unì" al padre, cioè lo trovò e fece per lui un grande sacrificio. Il corteo funebre segue il lago, e poi la terra, e arriva alla tomba di Osiride a Peker, l'antico re necropoli. La morte di Osiride viene vendicata in una battaglia avvenuta sull'isola di Nedit. Il corteo trionfale riportò Osiride, ad Abydos, sulla barca, che fu chiamata grande. Ad Abydos fu scortato al suo santuario.

La particolare attenzione riservata alle battaglie nei racconti di questa festa fa pensare che fossero realmente messe in scena e, quindi, le processioni erano accompagnate da grida di dolore e giubilo degli spettatori, proprio come in casi opportuni in un secondo momento. La natura di questa cerimonia è fondamentalmente diversa da quelle discusse sopra. Lì abbiamo assistito a cerimonie reali, che sono state interpretate da riferimenti ai miti rilevanti; qui, il contenuto dell'idea era il mito stesso di Osiride e Horus, divinità la cui antica identità con il re era già quasi dimenticata.

A prima vista, non c'era un collegamento diretto tra questi vari tipi rappresentazione. Tuttavia, il nostro tentativo qui di trovare una relazione con la cerimonia di Abydos potrebbe gettare luce sulla natura del mito stesso.

Dal 1500 a.C. circa conosciamo un rito funebre che esprimeva l'identificazione del defunto con quello che chiamiamo Osiride-grano, cioè terra umida e grano racchiusi in uno stampo di creta. La germinazione del grano significò la rinascita osirica. Questo rito è attestato nelle tombe di entrambi i re e dei loro sudditi. Si è svolto a lo scorso mese la stagione delle inondazioni quando l'acqua iniziò a ritirarsi. Fu in questo mese che, millecinquecento anni dopo, si celebrò la risurrezione di Osiride in tutti i quarantadue nomi d'Egitto. La cosa principale in queste cerimonie era la presenza di Osiride, come nelle feste di Abydos, ma Osiride ora veniva presentato come Osiride il grano, e il grido di giubilo "l'abbiamo trovato, ci rallegriamo" forte in tutto il paese quando la terra era bagnata di Acqua del Nilo e posta con il grano in uno stampo di creta. Dopo che Osiride fu "trovato", il nuovo seme di Osiride fu portato in processione al tempio. Lì fu custodito nella camera superiore della stanza che raffigurava la tomba di Osiride e dove si trovava il suo predecessore dell'anno precedente. Quest'ultimo veniva preparato per la sepoltura e posto davanti alla tomba o sui rami di un sicomoro - albero in cui Hathor, da cui Nut, era stato incarnato fin dall'antichità, oppure era posto in una mucca di legno, a simboleggiare quella celeste mucca, che era Nut e, quindi, Hathor. Queste cerimonie dell'ultimo periodo sembrano essere strettamente connesse con i riti di sepoltura del seme di Osiride, e non con le cerimonie di Abydos Osiriano. L'identità di questo Osiride - il dio della vegetazione, morto e risorto, con Osiride - un personaggio mitologico, era, a quanto pare, solo casuale. Tuttavia, tra le successive cerimonie di Osiria e quelle svolte ad Abydos, c'era ancora qualche parentela. Diodoro Siculo (Bibliotheca Historica I, 87, 2-3) riferisce che, secondo alcune fonti, il cane Anubi era “il guardiano del corpo” tra coloro che circondavano Osiride e Iside; tuttavia, altri credono che i cani abbiano mostrato la strada a Iside quando stava cercando Osiride. Queste due affermazioni sono coerenti con le fonti egiziane. Anubi era il capo di coloro che custodivano il corpo del defunto Osiride, secondo i Testi delle Piramidi, e insieme ai figli di Horus, uccide i nemici di Osiride secondo il rituale del tardo periodo. Tutta questa attività di Anubi è duplicata da Upvavet, che è raffigurato come una figura di lupo sullo stendardo ad Abydos, dove, a giudicare dai disegni e dalla storia di Ichernofret, fu il primo delle guardie nel santuario di Osiride e camminò davanti alla "processione Upvavet" per trovare Osiride e uccidere i suoi nemici. Dal momento che Upvavet e Anubis erano imparentati tra loro e talvolta si sostituivano l'un l'altro, il fatto che servissero Osiride in un modo simile difficilmente può essere casuale. Un'altra somiglianza tra i misteri del tardo Osiriano e le cerimonie di Abydos è che entrambi erano in realtà limitati a trovare, seppellire e far rivivere questo dio. Naturalmente, si è spesso ritenuto che la morte di Osiride fosse raffigurata anche nelle cerimonie di Abydos, sebbene non fosse menzionata nelle iscrizioni come qualcosa di segreto e ineffabile. Ma questo non è certo il caso. La cerimonia iniziò certamente con la partenza di Horus sotto le spoglie di Upvavet per "combattere [o 'vendicare'] per" Osiride, un'espressione che è sempre stata usata per descrivere le azioni del figlio di Horus in difesa del suo defunto padre. La partenza di Upvavet ha copiato la partenza di Horus da Chemmis.La riproduzione del vasto mito di Horus era limitata solo al ritrovamento e alla resurrezione del dio, come nei misteri successivi.Quindi, l'Abydos e le cerimonie successive hanno somiglianze significative, sebbene quest'ultimo, in cui compare il dio della vegetazione, non può essere ricondotto direttamente alla rappresentazione scenica del mito del dio che fu il defunto re. È vero, questa somiglianza potrebbe essere stata accidentale. Abydos era considerata il luogo di sepoltura di Osiride, e, quindi, la questione della morte di Osiride sembrava meno significativa.Nella cerimonia con il seme di Osiride anche questa questione non è stata sollevata.Si dovrebbe tuttavia tener conto della possibilità dell'esistenza di un ragioni di questa corrispondenza. Forse la cerimonia, in cui il defunto veniva identificato con la vegetazione, risale a tempi precedenti, forse addirittura preistorici. Cumuli di grano nelle tombe degli egizi all'inizio dell'era dinastica Alexander Scharff presumibilmente spiegato come il prototipo di Osiride il grano. Questa spiegazione, non senza motivo, è stata contestata e non può essere accettata come del tutto attendibile. Tuttavia, nonostante la mancanza di prove positive, non si può escludere una certa influenza dei riti agricoli, come il rituale di Osiride del mais, sulle cerimonie osiriane ad Abydos. Qui, a sua volta, sorge la domanda se l'identificazione del defunto re con Osiride nella sua genealogia avesse qualche prototipo nella credenza popolare. Questo problema, che non può essere risolto con l'aiuto del materiale a nostra disposizione, lo propongo al lettore come esempio delle difficoltà che gli studiosi di mitologia egizia devono affrontare.

Ci sono molte caratteristiche aggiuntive nel mito di Osiride e della sua famiglia che fanno luce sulla popolarità di cui godeva. Qui possiamo citare la colorazione politica che è stata data alle battaglie tra Horus e Seth. La natura ostile di Set, che governava il deserto al di fuori dell'Egitto, e la sua somiglianza con il dio asiatico della tempesta alla fine portarono alla sua identificazione con Apophis, sebbene, secondo i Coffin Texts, fu lui a combattere Apophis. Gli Hyksos che conquistarono l'Egitto intorno al 1700 aC lo adoravano più di ogni altra divinità egizia. Successivamente, gli Hyksos, così come i distruttivi assiri e persiani che fecero dell'Egitto la loro satrapia, furono retrospettivamente identificati con Seth. Un mito immortalato sulle pareti del tempio tolemaico di Horus a Edfu nell'Alto Egitto caratterizza Horus come un re vittorioso che, parlando in difesa del padre Ra, sconfisse Set ei suoi seguaci in Egitto e li espulse in Asia; questa versione del mito è stata senza dubbio evocata dai ricordi delle invasioni dell'Egitto vissute. Il carattere di Horus come combattente è risultato principalmente nell'immagine di Haroeris, "il grande o anziano Horus", considerato il figlio di Ra, in contrasto con Harsies, "Horus, il figlio di Iside", e Arpocrate, "Horus- bambino". La differenza tra Horus, figlio di Ra, e Horus, figlio di Iside, si manifesta nel fatto che anticamente, come abbiamo visto, il re di Horus era considerato un figlio della carne di Atum e di contemporaneamente al figlio di Osiride e di Iside. Tuttavia, Horus il Re e Haroeris erano già chiaramente distinti nei Testi delle Piramidi, così come altre forme di Horus, tra cui Harakhti o Ra-Harakhti.

Iside era vista come una maga particolarmente potente, poiché resuscitava la moglie e proteggeva il figlio da tutti i pericoli del deserto. Continua ad apparire come tale negli incantesimi del periodo cristiano in Egitto. Una lunga storia che viene raccomandata come incantesimo per "distruggere il veleno - anzi con successo un milione di volte" ci è giunta dal 1300 aC. Racconta come ha ingannato il dio Ra facendole rivelare il suo "nome" perché, a parte questo nome, "non c'era nulla che lei non conoscesse in cielo e sulla terra". Ha creato un serpente che ha morso Ra quando ha fatto la sua passeggiata serale. Non c'era cura per questo veleno oltre alla magia di Iside, ma Iside dichiarò che la sua magia era impotente finché non conosceva il nome di Ra. Cercò di ingannarla chiamandola con l'uno e l'altro dei suoi tanti nomi, ma il veleno continuò a bruciarlo "più forte della fiamma e del fuoco". Alla fine, Ra le diede il suo segreto e Iside lo guarì con un incantesimo, che, tra l'altro, non rivela questo nome di Ra (ANET, pp. 12-14). "Colui il cui nome è sconosciuto" si trova in tutta la letteratura religiosa egiziana già nei Testi delle Piramidi. La storia di Iside indica che questo epiteto era applicato al dio supremo solo perché non era soggetto alla magia, e per nessun altro motivo.

Nella letteratura narrativa, di regola, c'è una rigida divisione del mondo degli dei e del re da un lato, e il mondo della gente comune - dall'altro. In The Tale of Two Brothers (ANET, pp. 23-25), gli dei crearono una moglie per Bata, ma in questo caso Bata era un essere divino, non un semplice mortale. Questo racconto è stato scritto intorno al 1300 a.C., come gli altri di cui parleremo. Questa è quella che può essere definita una "storia semi-mitologica". I nomi di entrambi i fratelli - Bata e Anubis - sono nomi di divinità e sono segnati sulla lettera, a dimostrazione del fatto che i fratelli stessi hanno un'essenza divina. Il dio dalla testa di sciacallo Anubi e la divinità meno significativa Bata sono noti da altre fonti, ma, a differenza dei due fratelli del racconto, per quanto ne sappiamo, non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro. Né nei personaggi dei due fratelli, né nella loro relazione nel racconto, c'è qualcosa di simile a ciò che sappiamo degli dei di cui portano i nomi. Tuttavia, il racconto contiene una serie di episodi che riecheggiano chiaramente la storia di Osiride. La parte principale del racconto, le avventure di Bata e della moglie a Byblos e nel palazzo del faraone, coincide quasi completamente con la storia di Plutarco su ciò che accadde a Iside mentre cercava Osiride negli stessi luoghi (De Iside et Osiride, cap. 15). Nonostante tutta la somiglianza della situazione, però, il comportamento della moglie di Bata è in completo contrasto con il comportamento della fedele Iside. Un'altra storia di questo tipo, sempre su due fratelli nemici, Pravda e Krivda, riecheggia chiaramente il mito di Osiride. Krivda acceca la Pravda e il figlio di quest'ultimo combatte Krivda in tribunale per vendicare suo padre. E in questo racconto, la madre del ragazzo non assomiglia a Iside.

Oltre a queste opere letterarie, che sono direttamente influenzate da motivi mitologici, ve ne sono altre che sono mitologiche nel vero senso della parola. Alcuni di loro li abbiamo già incontrati. La storia della maga Iside e del nome nascosto di Ra ne è un buon esempio; sebbene sia raccomandato come incantesimo, è indubbiamente composto per scopi di intrattenimento. L'esempio più sofisticato e lungo di questo tipo di letteratura è la storia della lotta tra Horus e Seth per il diritto di regnare in Egitto (ANET, pp. 14-18). Amplia notevolmente la nostra conoscenza dei dettagli mitologici, poiché dettaglia episodi a cui troviamo solo allusioni in altre fonti. Inoltre, fa luce sulla questione di come siano nate le narrazioni mitologiche. Tutti i personaggi di questa storia sono esseri divini, come ci si aspetterebbe in un testo mitologico egiziano, ma sono tutti perfettamente umani, compresa la maga Iside.

Il fulcro della storia è una causa legale tra il ragazzo goffo e virile Seth, che agisce come il fratello di Iside, e il bambino intelligente Horus, che è aiutato dalla madre piena di risorse. Il contenzioso è, ovviamente, a causa dell'eredità di Osiride - il potere reale che Horus e Iside richiedono per legge e Seth per diritto dei forti. La Corte è l'Enneade, l'antica Corte di Eliopoli, guidata da Shu, chiamato anche Onuris, "che portò quello (cioè l'Occhio) che era lontano". Thoth, il registratore, è descritto come il guardiano dell'Occhio per Atum durante l'interregno - l'Occhio, che, come abbiamo visto, era il serpente reale Ureo e la corona, come Maat, significava legge e ordine. Atum, chiamato anche Ra, Ra-Harakhti, "Ra-Harakhti e Atum", "Signore di tutti", ecc., era "Grande, anziano, che è a Heliopolis", e il suo consenso era necessario per la decisione di il tribunale ha acquisito forza giuridica. L'intera storia è dovuta al fatto che Atum è dalla parte del potente Seth, mentre la corte decide a favore del legittimo erede, Horus. La storia inizia con la decisione della corte e termina finalmente la storia della disputa felicemente con l'incoronazione di Horus a re d'Egitto. Caratteristica finale - l'apparizione di Seth, riconciliato con il suo destino, come nel Trattato teologico di Menfi. Poiché la decisione è definitiva, si sottomette volentieri a lui e viene nominato Ra-Harakhti, in modo che Set sia con lui, come un figlio, un formidabile combattente nella barca solare. La storia è piena di eventi, a volte rallentando, a volte accelerando. contenzioso. Atum spera di trovare sostegno per Set dalla dea Neith, la "madre di dio", a cui Thoth scrive una lettera a nome di Enneade. Nella sua risposta, Neith minaccia di far crollare il cielo se Horus non sarà nominato re di Egitto. Consiglia al Signore di Tutti di fare ammenda a Set raddoppiando la sua proprietà e dandogli Anath e Astarte, le sue figlie (Heliopolis). Un'altra volta, Ra-Harakhti si trova in una posizione tale da non poter negare i diritti di Horus. Arrabbiato come sempre, rimprovera i giudici per la loro lentezza e ordina loro di consegnare la corona a Horus, ma mentre stanno per farlo, Seth si arrabbia e gli eliopoliti riconoscono volentieri la sua protesta. Alla fine, Thoth, il dio della saggezza, consiglia alla corte di chiedere il parere di Osiride, il vecchio re nel regno dei morti, che gli impedisce di adempiere ai suoi precedenti doveri. Naturalmente, Osiride sostiene la richiesta di suo figlio Horus e predetermina la decisione finale.

Questa storia è una parodia di procedure giudiziarie lente e burocrazia, ed è condita con il ridicolo dei personaggi. Babai, senza dubbio una divinità minore, ma a quanto pare un membro della corte, insulta Ra-Harakhti dichiarando: “Il tuo santuario è vuoto”, anche se in realtà Ra veniva adorato sempre in uno spazio aperto, e non all'interno del tempio. Questa sfacciata osservazione, che offende anche altri dei, fa infuriare Ra. Giace supino nella sua tenda e fa il broncio come Achille. Quindi sua figlia Hathor entra e rivela ai suoi occhi la sua bellezza nuda. Questo atto lo fa ridere. Più tardi, tuttavia, lo stesso Ra-Harakhti dimostra la sua insolenza a Osiride. Quando Osiride si vanta nella sua lettera di aver creato l'orzo e il farro necessari alla vita, Ra gli risponde: "Se non fossi mai esistito, se non fossi mai nato, l'orzo e il farro esisterebbero ancora". Osiride, tuttavia, si trattiene, sebbene sembri offeso dal suo esilio nel regno dei morti. Ricorda rigorosamente a Ra i suoi spettrali "messaggeri che non hanno paura di nessun dio e nessuna dea" e indica che sia le persone che gli dei alla fine si ritroveranno nel suo Inferi, secondo la parola che Ptah una volta pronunciò quando creò il paradiso.

Inoltre, la parte principale della storia consiste in intermezzi che ritraggono l'astuta Iside e il ponderoso e muscoloso Seth. Si vanta della sua forza. Iside lo insulta. Seth si rifiuta di partecipare al processo mentre Iside è lì. L'udienza viene trasferita sull'isola e al vettore di Anti è vietato trasportare lì qualsiasi donna. Iside lo inganna e incoraggia Set ad ammettere inconsapevolmente che le sue affermazioni sono ingiuste. Su suggerimento di Seth, sia lui che Horus iniziano una rissa, per la quale si trasformano in ippopotami. Dopo il primo tentativo fallito, Iside riesce a colpire con una lancia l'Ippona Set, ma poi, spinta da amore fraterno, lo libera, e subito il figlio Horus la decapita - questo dettaglio, però, non riduce in alcun modo la sua quota nella ulteriore sviluppo degli eventi. Horus si nasconde, ma Set lo trova e gli strappa gli occhi, mentre Hathor guarisce Horus con latte di gazzella. Set tenta quindi di sconfiggere Horus possedendolo come una donna, il che dovrebbe rendere Horus spregevole agli occhi di tutti gli dei. Tuttavia, l'intraprendente Horus annulla il risultato dell'invasione di Set, e in modo tale da non saperlo, mentre Iside argutamente rivolge contro di sé il male intento di Set: alla presenza di tutti gli dei, un disco d'oro, indubbiamente generato da Horus, appare sulla testa di Set. Seth propone quindi una gara di tipo diverso: sulle barche sul Nilo, e ancora una volta Iside aiuta Horus a vincere. Fluttua lungo il Nilo fino a Neith of Sais per indurla a contribuire alla decisione finale, che però, come abbiamo visto, è stata in realtà causata dal pronunciamento di Osiride a favore di Horus.

Tutti questi episodi assurdi hanno una base mitologica, o, per dirla più accuratamente, la maggior parte dei loro dettagli sono più o meno sicuramente citati qua e là nei testi mitologici. Questo ci fa chiedere quanto siano veramente mitologici questi dettagli e quanto debbano la loro esistenza alla fantasia stravagante dei narratori. Bisogna ricordare che la composizione dei Testi dei Sarcofagi sembra essere opera più di letterati che di teologi. Due degli episodi sopra elencati vanno qui segnalati per la loro origine eziologica: il portatore Anti è punito con il taglio “della parte anteriore delle gambe”; il dio Anti è un falco "artigliato". La storia potrebbe riferirsi all'immagine antropomorfa di un dio le cui dita dei piedi sono sostituite da artigli, secondo l'ipotesi avanzata per primo da Joachim Spiegel. La tendenza eziologica è evidente anche nella decapitazione di Iside appare quindi agli dei sotto forma di una statua senza testa di selce o ossidiana. Questo potrebbe essere correlato alla sua immagine locale. Tuttavia, la sua decapitazione è menzionata anche in altre fonti del tempo, e Plutarco riferisce (De Iside et Osiride, Ch. 19) che Horus decapitò sua madre perché liberò Seta Secondo Plutarco, la sua testa fu sostituita da quella di una mucca, e penso che questo spieghi l'aspetto di Iside nella forma di Hathor con la testa di una mucca.

L'origine, lo scopo e la composizione di questa storia possono essere spiegati seriamente, in modo non umoristico, e resta il fatto che si tratta di una storia puramente mitologica sia per quanto riguarda i suoi elementi costitutivi che in generale. Nonostante la serietà dell'argomento, tuttavia, né la posizione esaltata degli dei né le calamità che sopportano furono prese sul serio da coloro che godettero della storia. Indubbiamente, questo è un'opera umoristica creata, forse, da un'intera generazione di narratori. Loro e il loro pubblico si sono identificati con i personaggi di questa storia e il fatto che fossero in realtà gli dei dell'Egitto non aveva importanza. Forse una storia come questa era per loro qualcosa come il ricordo delle burle giovanili di un uomo, indubbiamente degno, che non poteva ledere la sua autorità. Sia che consideriamo questa storia come uno scherzo o come una bestemmia, una cosa è certa: mille anni o più dopo che questa storia degli dei fu scritta, la gente comune d'Egitto continuò a trattare questi stessi dei con un culto che era sia fanatici e feticisti, insegnanti e saggi usarono riverentemente la mitologia egizia in modo tale da ottenere il riconoscimento mondiale. La storia giocosa della contesa tra Horus e Set non ha danneggiato il mito di Osiride e Iside.

Concludiamo il nostro saggio con un grande inno a Osiride, che è scolpito sulla lapide di un Amenmose intorno al 1500 aC. Nella prima parte dell'inno, Osiride è invocato come dio venerato in tutti i templi, personificazione dell'Egitto, al quale Nunu porta l'acqua del Nilo, per il quale soffia il benefico vento del nord, come sovrano del cielo stellato e il re dei morti e dei vivi. Nell'inno, Osiride appare come un sovrano splendente, formidabile solo per i suoi nemici. Non vi è alcuna allusione né all'aspetto sinistro del suo regno ultraterreno, né alla morte del dio menzionato nel mito, sebbene il mito stesso sia raccontato nella seconda e ultima parte dell'inno. Lì si cantano il glorioso regno di Osiride, le gesta di Iside e il felice regno di Horus. Questa è una parafrasi del mito e allo stesso tempo una glorificazione della regalità egizia, con Osiride e Horus che personificano questa regalità, la cui eternità è assicurata da Iside, il "trono"; l'autore, a quanto pare, conosceva bene il significato antico di queste immagini mitologiche. Ecco questa parte dell'inno, qui tradotta con lievi omissioni e preceduta dal verso di apertura:

Gloria a te, Osiride, signore dell'eternità, re degli dèi...

il primo dei suoi fratelli, il maggiore dei Nove dèi,

che stabilì Maat (Verità) su entrambe le sponde (cioè, in Egitto), che mise suo figlio (cioè, Horus) sul trono di suo padre, lodato da suo padre Geb, amato da sua madre Nut, grande in forza quando si tuffa coloro che si ribellarono contro di lui, un muscolo potente, quando uccide il suo nemico... ereditando il regno (cioè la dignità regale) di Gebe sulle Due Terre (cioè sull'Egitto).

Quando (cioè Geb) vide le sue virtù, gli rifiutò (per volontà) l'amministrazione delle terre, poiché le (sue) azioni hanno successo,

lui (cioè Geb) ha creato questo paese (cioè l'Egitto) nelle sue mani, la sua acqua, la sua aria, la sua erba, ogni suo animale, tutto ciò che sale e cade (cioè gli uccelli), i suoi animali striscianti, il suo gioco del deserto e (tutti questo) viene giustamente consegnato al figlio di Nut (cioè Osiride), ed entrambe le Terre ne sono soddisfatte.

Colui che brillò sul trono di suo padre è come il Sole (Ra), quando sorge nel cielo per illuminare il volto di colui che è nelle tenebre.

Illuminò l'oscurità con le sue piume e inondò le Due Terre (di luce) come il disco del sole all'alba.

La sua corona bianca (cioè dell'Alto Egitto) trafigge il cielo ed è circondata da stelle.

Il capo di tutti gli dei, comandi benevoli, lodato dai Grandi Nove degli dei e amato dal Minore.

Sua sorella (cioè Iside) creò protezione, scacciando i nemici,

che respinse le azioni di coloro che gli erano ostili (a lui) con la potenza della sua bocca,

eccellente nella sua lingua, in modo che le sue parole non possano venire meno,

che ha fatto ordini gentili (i suoi),

La degna Iside, che protegge suo fratello (cioè Osiride), che lo cercava instancabilmente,

Ha cercato in questo paese (cioè l'Egitto) sotto forma di un aquilone (piangente) incessantemente finché non lo ha trovato,

che ha fatto l'ombra con le sue piume, che ha fatto il vento con le sue ali,

che creò gioia, che seppellì suo fratello (letteralmente “che lo fece attraccare, sbarcare”),

Risorto (lett. "debolezza sollevata") Stanco nel cuore (cioè Osiride morto),

che ha ricevuto la sua discendenza, che ha dato alla luce un erede,

che allevò (un bambino) solo, e non si conosceva il luogo dov'era,

che lo condusse, armato vittorioso, nella spaziosa sala di Geb (cioè, corte),

e i Nove Dei si rallegrarono, (gridando):

“Benvenuto, figlio di Osiride, Horus, saldo, destrorso (cioè riconosciuto dalla retta corte degli dèi),

figlio di Iside, erede di Osiride,

quello per il quale si sono riuniti la Corte Giusta, i Nove dei e l'Onnipotente stesso (cioè il Sole, Ra);

in cui (cioè in tribunale) i Signori della Verità (Maat) (cioè i giudici) si unirono,

coloro che si allontanano dall'iniquità, che siedono nella spaziosa sala di Geb,

per non tradire la posizione al suo (legittimo) proprietario e il regno a colui al quale dovrebbe essere trasferito!”

Gore è stato trovato giusto.

Gli fu affidata la posizione di suo padre.

Uscì (dalla Sala del Giudizio) con una fascia per la testa al comando di Geb,

avendo preso il controllo di Both Shores, e la corona bianca (Alto Egitto) è fissata sulla sua testa.

La terra gli fu data a sua disposizione (lett. "bisognoso").

Cielo e terra sono sotto il suo comando.

Gli furono trasferiti Lhe, Pe, Hameu (tre categorie tradizionali in cui, secondo le idee degli antichi egizi, era divisa la popolazione dell'Egitto),

Timuris (cioè l'Egitto), Hau-nebut (i popoli dell'Anatolia), tutto protetto dal Sole sotto il suo dominio, (così come) il vento del nord, il fiume, il diluvio, gli alberi della vita (piante che nutrono le persone) , tutti i tipi di piante ...

Tutti sono di umore festivo, i cuori sono dolci, i seni sono pieni di giubilo.

Tutti sono gioiosi, tutti glorificano la sua bellezza.

Oh, quanto è dolce il nostro amore per lui!

La sua benevolenza si è impossessata dei cuori, e un grande amore per lui nel petto di tutti, dopo aver fatto sacrifici al figlio di Iside.

Il suo nemico cadde a causa della sua trasgressione, e il male fu fatto contro il malvagio.

Chi fa il male è punito.

Figlio di Iside, vendicò suo padre, e fu consacrato e il suo nome fu benedetto.

Sia dolce il tuo cuore, Vennofer, figlio di Iside!

Ricevette la Corona Bianca, gli fu trasferita la posizione di suo padre nella Sala Spaziosa di Geb,

Inoltre, Ra ha parlato, ha scritto Thoth, e la corte (cioè i giudici) è stata soddisfatta:

"Tuo padre Geb ha comandato (di trasferire il regno) a te, ed è stato abbattuto secondo quello che ha detto."

IX. Conclusione con ulteriori osservazioni sul mito dell'Occhio.

Leggendo questo schizzo dell'antica mitologia egizia, il lettore vedrà che abbiamo un'opportunità unica per determinare il tempo e le circostanze dell'emergere della parte più importante della mitologia egizia: i miti di Horus. Questa volta copre l'inizio e la metà del III millennio aC, a partire dai primi documenti ed eventi storici causati dall'istituzione del potere reale in Egitto. Il mito di Horus era integrato da idee sulla genealogia di Horus, che divenne la cosmogonia di Heliopolis, su Horus e Seth, su Osiride e Iside, sull'Occhio di Horus; divenne il prototipo del concetto di Ra, il sole che è il re dei cieli. Questo mito è radicato nella prima idea conosciuta di un dio supremo, sovrano dell'universo, che è apparso come una trinità di Horus il Falcone. Horus - il re d'Egitto e il celeste Horus. Sorse come risultato di costruzioni eseguite in modo logico chiaro, basate sulla credenza nel carattere universale ed eterno del re d'Egitto e arricchite di idee cosmogoniche conservate dalla preistoria; essa era resa efficace dalla fusione con i riti che erano disposti al servizio del re divino e in parte dalla sua ascesa al trono e dalla sua sepoltura. Più tardi, sebbene ancora molto precoce, il mito di Horus, con tutti i suoi rami, appariva come una storia o un insieme di storie di tempi passati, sebbene fosse presentato come una realtà esistente nell'interpretazione dei riti. Questa origine della mitologia in Egitto ha caratteristiche specificamente egiziane e non dovrebbe essere associata all'origine della mitologia in altre civiltà. Tuttavia, va tenuto presente che in Egitto la mitologia è nata come risultato della formazione di una nuova forma di società, la cui struttura è stata espressa in termini teologici. Certo, è vero che alcuni concetti mitologici preistorici sul cielo e sul sole, sulla terra e sulla vegetazione furono introdotti nel mito di Horus e successivamente nel mito di Ra. Tuttavia, altre idee sul cosmo sono nate come una riproduzione di idee sul regno di un re terreno. Uno di questi concetti cosmici successivi fu quello del re celeste Horus, che si incarnò come un sole e una stella. Ci sono altri concetti di questo tipo, e vedremo che l'idea che ogni corpo celeste sia l'occhio di Dio appartiene a loro.

Uno degli obiettivi della nostra descrizione della mitologia egizia era di far capire al lettore che, da un lato, una parte significativa di essa può essere spiegata se ci rendiamo conto che c'è stato un lungo e costante cambiamento nelle idee mitologiche: solo documenti di il III millennio aC e., prima della grande crisi sociale in Egitto, può essere utilizzato nel tentativo di comprendere la mitologia che esisteva durante la fondazione e il primo culmine del regno egizio. D'altra parte, tuttavia, mentre la ricerca sul periodo più antico continua, molto rimane poco chiaro. Sebbene alcuni dei risultati di tale ricerca siano esposti in questo saggio, desidero sottolineare che il quadro della mitologia egizia qui delineato non è certamente completo. L'incompletezza del nostro lavoro può essere ben illustrata dagli studi più recenti sul mito dell'Occhio.

La mia idea dell'origine del mito dell'Occhio (vedi p. 91) e della sua fusione con il mito di Horus, Seth e Osiride (vedi p. 100 e segg.) differisce da quella generalmente accettata fino ad oggi . Secondo questa precedente visione, il concetto dell'Occhio di Horus e dell'Occhio di Ra nasceva dall'idea del sole e della luna, gli occhi del dio celeste. Poiché, secondo la mia comprensione dell'Horus celeste, non posso condividere questo punto di vista, mi sembra meglio elencare i fatti riguardanti l'Occhio. Mi sono sentito in dovere di toccare il concetto altamente sconcertante dell'Occhio nel primo capitolo di questo lavoro. Lo stato delle cose in quest'area non mi soddisfaceva e decisi di indagare su quale fosse l'idea dell'Occhio nel III millennio a.C., appena terminato questo lavoro. I risultati della mia ricerca saranno pubblicati in due articoli: “Beilaeufige Bemerkungen zum Mythos von Osiris und Horus” e “Das Sonnenauge in den-Pyramidentexten” (“Zeitschrift fur Aegyptische Sprache und Altertumskunde”* (Vedi n. 86, 1961, p. 1- 21, 75-86.- Ca. per.)). Sono felice di poter aggiungere i miei risultati a questo lavoro. Gli elementi effettivi del mito, come esposto sopra, possono essere più facilmente compresi dopo che sono stati qui messi in collegamento appropriato; inoltre, nuovi risultati dovranno far luce su altri problemi che abbiamo toccato.

Il concetto dell'Occhio è apparso per la prima volta come il concetto dell'Occhio di Horus. Era il terzo occhio, oltre ai due occhi del falco o del re. L'occhio era completamente identico al serpente Ureo, la cui immagine era attaccata alla fronte del re, alla corona o al foulard. I concetti sia di Urey che dell'Occhio sembrano risalire all'idea che il divino serpente a reazione, l'incarnazione degli dei, e allo stesso tempo la forma del serpente originale fosse anche un attributo del re divino: il serpente a reazione era Urey sulla fronte del re in vita reale poiché nel mito di Horus e Osiride era il terzo occhio di Horus. A causa di questa identità dell'Occhio di Horus e Uraeus, l'Occhio di Horus era percepito come Uraeus. Finché il re era in vita, Ouraeus era, nelle parole dei Testi delle Piramidi, magicamente "custodito" dal re. Quando, però, il re stava morendo, questo serpente velenoso potrebbe scappare se non fosse stata presa in custodia. Lasciata in libertà, era terribile e ostile; una volta andata via, potrebbe lasciare confusione e caos in Egitto e, di conseguenza, Maat, cioè legge e ordine, potrebbe lasciare il paese. Non poteva essere ripristinato fino a quando Urey non fosse tornato sulla fronte del re, ora successore del re defunto. Questa rappresentazione principale del serpente Uraeus appare come la rappresentazione dell'Occhio di Horus nel mito di Horus, che divenne Osiride quando fu ucciso da Set. Seth, l'incarnazione del disordine e della confusione, prese l'Occhio di Horus, che ora divenne Osiride, e la legge e l'ordine non furono ripristinati fino a quando il nuovo Horus sulla terra, il figlio di Osiride, ne prese nuovamente possesso. Interpreta anche il ruolo del guardiano dell'Occhio di Horus durante il duello tra Horus e Set. Possiamo ora comprendere che l'esistenza di Set come nemico di Horus-Osiride e la liberazione dell'Occhio dalla guardia magica del re erano eventi mitologici che venivano raffigurati nelle cerimonie solo nel periodo compreso tra la morte del vecchio re e il annuncio del nuovo. Pertanto, questi due concetti simultanei dovevano inevitabilmente fondersi. Inoltre, ora possiamo capire la circostanza che ho notato, considerando la storia di Set e Horus, e cioè che Set sa sopportare la sconfitta; non appena un nuovo re regna, Seth non è più un nemico di Horus; appare allora, piuttosto, come suo complemento, secondo la sua natura originaria del dio gemello Horus. Quando Horus, divenuto re di diritto, riacquistò l'Occhio, ne divenne il guardiano e gli fu posto sulla fronte finché divenne egli stesso Osiride; L'Occhio rimase in libertà e fu catturato da Set, quindi tornò di nuovo sulla fronte del nuovo re terrestre Horus. Tuttavia, Horus ha preso possesso dell'Occhio non solo per se stesso. Appena lo ricevette, cioè quando fu proclamato il nuovo re, prima della sepoltura del padre, lo diede a suo padre Osiride, al quale fu tolto quando era Horus, e dando l'Occhio, il simbolo della dignità regale, Osiride Horus svolse il regno di suo padre, ma non più sulla terra: Osiride si fuse in un tutt'uno con i suoi predecessori e coloro che in futuro diventeranno re terreni. Si trasforma nella forma eterna di Horus, re dei cieli, incarnato come un corpo celeste, il sole, o più comunemente, secondo i Testi delle Piramidi, la stella del mattino. Anche in questo caso dovrebbe essere fornito un tipico esempio delle complessità della mitologia egizia. Il re defunto reincarnato diventa il celeste Horus, la stella del mattino; la stella del mattino era dunque il corpo divino, il getto serpente del re reincarnato; poiché il serpente di getto, che era una singola entità, sebbene rappresentasse la forma divina di ogni dio, era identico all'Occhio di Horus, la forma incarnata dell'Occhio di Horus era anche la stella del mattino; sia Horus che l'Occhio di Horus nei loro aspetti eterni erano la stella del mattino.

Come Horus, anche la sua controparte mitologica, Atum, aveva il suo Occhio reale, e quando Ra divenne re dei cieli, apparvero anche l'Ureo di Ra e l'Occhio di Ra. Solo l'Occhio di Ra è identificato con un corpo celeste in alcuni detti dei Testi delle Piramidi. Di solito lo intendiamo come l'identificazione dell'Occhio di Ra con il sole, ma un'attenta interpretazione di questi testi ha mostrato inequivocabilmente che l'Occhio di Ra era la stella del mattino. Pertanto, la stella del mattino, secondo i Testi delle Piramidi, era contemporaneamente Osiride dopo la sua reincarnazione, il celeste Horus, l'aspetto eterno dell'Occhio di Horus e l'Occhio di Ra. Tuttavia, al di fuori dei Testi delle Piramidi, incentrati sulla trasformazione del defunto re, la stella del mattino non ha avuto alcun ruolo nella mitologia. Sembra quindi abbastanza probabile che la concezione dell'Occhio di Horus e dell'Occhio di Ra come corpo celeste abbia dato origine a una concezione diversa, che si riflette nei testi successivi, e cioè che entrambi i corpi celesti principali, il sole e la luna , erano gli occhi di Ra o Horus. Quindi in alcuni casi la luna era chiamata l'Occhio di Horus, perché come l'Occhio di Horus è stato rubato e riconquistato, così la luna scompare e appare ogni mese. L'Occhio di Ra, tuttavia, non sembra mai essere stato il sole; divenne un personaggio mitologico, identificato con Maat. la figlia di Ra, che, come l'Occhio di Atum, fu mandata da suo padre come messaggera quando sorsero problemi e ribellioni; e la pace non fu ristabilita finché non tornò al suo posto, in Egitto e al re celeste.

Miti su Osiride e Horus (Horus)

Il culto di Osiride, prima di diffondersi in tutto l'Egitto, era diffuso nel Delta, e la sua immagine nasceva dalla fusione di diverse divinità locali venerate nelle città del Delta. Secondo il mito di Heliopolis della creazione del mondo e degli dei, Osiride era uno dei quattro figli di Geb (terra) e Nut (cielo). Il nome di suo fratello era Set, le sue sorelle erano Iside e Nefti. Osiride è un dio che combina le funzioni del sovrano, il dio della natura e il signore del regno dei morti. La complessità dell'immagine di Osiride è stata avvertita dagli stessi egizi e non a caso in uno degli inni è stata conservata la seguente caratterizzazione di Osiride:

La tua essenza, Osiride, è più oscura (di tutti gli altri dei).

Voi - la luna nel cielo

Diventi giovane quando lo desideri

Diventi giovane quando vuoi

E tu sei il grande Nilo sulle rive all'inizio del nuovo anno;

Le persone e gli dei vivono dell'umidità che sgorga da te,

E ho anche scoperto che Vostra Maestà è il re degli inferi.

Combinando in tempi diversi per vari motivi i culti del re, il dio morente e risorgente delle forze produttive della natura, il Nilo, il toro, la luna, il giudice dell'aldilà alla terribile corte, il mito di Osiride assorbì il riflesso di le idee religiose di un certo numero di fasi successive nello sviluppo della società egiziana.

La leggenda di Osiride prese forma in termini generali già nell'era dell'Antico Regno. Durante il periodo del Nuovo Regno fu creata l'opera letteraria "Il racconto di Horus e Seth". La presentazione più completa del mito di Osiride è conservata nel trattato dell'antico storico greco I biyrapxa "Su Iside e Osiride".

Osiride, un rappresentante della quarta generazione di dei, regnante in Egitto, insegnava alle persone l'agricoltura, il giardinaggio, la vinificazione, le leggi stabilite, il culto degli dei. Nel ventottesimo anno del suo regno fu ucciso da Set, che aspirava al potere e invidiava la gloria di suo fratello. Per attuare il piano malvagio, Seth preparò una cassa (secondo altre versioni - una bara), la portò nella sala durante una festa, invitò tutti coloro che desideravano sdraiarsi su di essa, promettendo di darla a qualcuno che si adattasse alla cassa . Non appena Osiride si sdraiò nel baule, i servi di Set sbatterono il coperchio, lo fissarono con bulloni e gettarono il baule in mare.

La sorella e moglie di Osiride, Iside, piange amaramente suo fratello e suo marito, cerca il suo corpo ovunque e alla fine trova una cassa a Byblos. Tuttavia, Seth è riuscito a rubare il forziere. Ha tagliato il corpo di Osiride in 14 pezzi e li ha sparpagliati nelle paludi del Delta. Iside va di nuovo alla ricerca e cattura i membri di Osiride nelle paludi. Il dio Ra manda il dio dei morti Anubi ad imbalsamare il corpo di Osiride e fasciarlo (quindi, nelle immagini, il corpo di Osiride è avvolto da bende, come una mummia). Iside, in forma di falco, discese sul corpo di Osiride e, miracolosamente concepito da lui, diede alla luce un figlio, Horus. Horus è nato per vendicare la morte di suo padre. Allo stesso tempo, si considera l'unico erede legittimo. Segretamente nutrito e allevato dalla madre nelle paludi del Delta, Horus va a duellare con Seth, chiedendo davanti alla corte degli dei la condanna dell'autore del reato e la restituzione dell'eredità di suo padre. Dopo un lungo contenzioso (secondo una versione del mito, durò 80 anni), Horus viene riconosciuto come il legittimo erede di Osiride e riceve il regno. Horus quindi resuscita suo padre facendogli ingoiare l'occhio. Tuttavia, Osiride non torna sulla terra, ma rimane il re dei morti, dando a Horus il diritto di regnare sulla terra.

Nel mito di Osiride sono ben tracciati i tratti del culto delle forze produttive della natura. Il simbolo del legame di Osiride con il mondo vegetale era il grano. Ns identificato casualmente con Osiride il dio dei cereali Nspri. Secondo gli egizi, le regolari inondazioni del Nilo sono dovute al fatto che Osiride, il Grande Verde, manda acqua dalle profondità del suo regno. Secondo altre credenze, l'inondazione del Nilo inizia perché la lacrima di Iside, che pianse Osiride, cadde nel Nilo. Un altro fenomeno naturale era associato a Osiride: le fasi lunari, che "muore" per rinascere ciclicamente. Da qui l'identificazione di Osiride con la luna.

Gli abiti e gli attributi di Osiride lo caratterizzano come un re. Ogni faraone, morente, è paragonato a Osiride; ma, come Osiride, salirà alla vita eterna, per regnare nell'altro mondo, oltre che sulla terra. Il successore del faraone che "andò nel suo orizzonte" è paragonato a Horus durante l'incoronazione, quindi il culto di Horus è il culto del re vivente.

Nell'era del Medio Regno, non solo il faraone, ma anche qualsiasi egiziano dopo la morte iniziò ad essere identificato con Osiride.

Il concetto di "regno dei morti" in Egitto è cambiato nel tempo. Nell'Antico Regno si credeva che il re defunto si precipitasse verso le stelle, nel paese dei Duat. L'accesso ad esso è bloccato da un lago con sponde tortuose e il suo superamento è stata una delle principali difficoltà sorte sulla via del faraone verso un altro mondo. La maggior parte del testo della piramide era occupata da formule progettate per aiutare il faraone a superare tutti gli ostacoli e lasciare con successo la terra. Al momento dell'ascensione, il re non ha più nulla di natura umana e terrena: diventa un dio. Poco si dice del suo regno nell'altro mondo: lì siede sul trono, impartisce ordini, amministra il giudizio, cioè conserva tutti i poteri terreni, pur essendo completamente identificato con il dio sole.

Su alcuni sarcofagi del periodo del Medio Regno si trovano testi con una "mappa" dell'aldilà, che sono chiamati il ​​"Libro delle due vie". La "mappa" è stata elaborata per far vagare l'anima lungo le pericolose, terrificanti strade sotterranee. Secondo le immagini della "mappa", il defunto ha incontrato proprio all'inizio del percorso due sentieri tortuosi separati da un lago di fuoco. Su entrambi i percorsi, il pericolo attendeva la sua anima: serpenti, mostri, cancelli chiusi, coltelli mortali. Per evitare la morte, il defunto doveva conoscere gli incantesimi appropriati. Sono stati citati nei testi che accompagnavano la "megera": "Il libro degli inferi" ("Amduat"), "Il libro dei cancelli", "Il libro del giorno e della notte".

Nell'era del Nuovo Regno apparvero idee sull'inferno (il luogo di residenza del mostro cannibale) e sul paradiso (campi fioriti di Iaru), il Giudizio Universale e la punizione nell'aldilà. L'aldilà degli egizi, determinata dalla corte divina, era o una punizione per il comportamento immorale sulla terra, o una ricompensa per l'osservanza dei principali standard etici: decenza, onestà, religiosità, nepotismo.

Il culto di Osiride grande influenza sul cristianesimo: l'iconografia del Giudizio Universale, la dottrina dei tormenti dei peccatori all'inferno, la creazione di immagini della Madre di Dio e dei santi, i vincitori del diavolo.

In conclusione, parlando dei miti egizi in generale, non si può non notare come un'impronta peculiare sia stata su di essi lasciata dalla natura dell'Egitto, la cui vita dipendeva interamente dalle piene del Nilo: non è un caso che gli dei creatori sono nati nel caos sconfinato e senza fondo dell'acqua, personificati nelle spoglie di Nun. Il fiorire e il morire della natura, la lotta della luce e delle tenebre, l'opposizione del caldo sfrigolante del deserto alla fertilità della Valle del Nilo costituiscono la base di molti miti egizi. Come nota correttamente J. Wilson, per gli antichi egizi, tra il suolo irrigato dal Nilo e il deserto, c'è un confine tra la vita e la morte. I fattori principali nella vita degli egiziani - l'alba quotidiana e l'inondazione annuale del Nilo - portarono alla nascita dell'idea della tempestiva subordinazione delle forze del caos al principio organizzatore. Nel movimento cosmogonico e ciclico, l'incertezza, la paura e la violenza sono minime. La lotta si svolge senza troppa tensione. Le gambe sono abbastanza onnipotenti da garantire il completo dominio dell'ordine che hanno stabilito sugli elementi e sul caos. Questa fiducia nell'esistenza di un principio organizzatore penetra presto nella mitologia ctonica. Nel regno dei morti, grazie al grandioso culto funerario (prima dei re, poi dei loro sudditi) e delle idee corrispondenti (il giudizio di Osiride), la vittoria della vita sulla morte è assicurata in una forma peculiare.

Gli dei modellano gli elementi naturali e sono investiti di impassibilità naturale, correttezza, onnipotenza. Sono astratti e mancano non solo di debolezze umane (come gli dei greci), ma anche di una distinta individualità, sebbene siano tutti antropomorfi e solo pochi di loro abbiano teste di animali. Non c'è posto per le persone nella mitologia egizia, il concetto di eroe non è stato ancora sviluppato. La connessione reale o immaginaria tra i fenomeni naturali si spiega o attraverso le connessioni genealogiche degli dei, o la loro identificazione reciproca, completa o parziale. Portare in primo piano il sole e la sua incarnazione dio solare espresso nel fatto che Ra si fonde con altri dei (gli "egemoni" locali). Anche vari aspetti mitici convergono e si identificano, cioè su diversi livelli sostanzialmente le stesse immagini e le stesse trame variano. Così, Osiride a livello ctonio corrisponde a Ra a livello solare e Atum a livello cosmogonico. La lotta di Ra con Apep nel ciclo quotidiano è equivalente alla lotta di Horus e Set nel ciclo del calendario. Pertanto, la mitologia egizia è caratterizzata dall'estrema convergenza dei tre principali cicli mitologici: cosmogonico, solare-giornaliero e calendario-ctonio. Tutti e tre i cicli sono percepiti come tre proiezioni di un unico concetto mitologico di lotta, in cui da un lato c'è la luce, il Nilo, la vita, la fertilità, il sole, il faraone, e dall'altro - l'oscurità, la siccità, la morte, il rivali del faraone, mostri d'acqua ctonie e nomadi asiatici.

L'anello di congiunzione tra i cicli ctonio, solare e calendario nella mitologia egizia è il re divinizzato identificato con Horus.

È il faraone che è responsabile del cosmico, del calendario e ordine pubblico. La mitologia egizia è caratterizzata da compenetrazione, riflessione reciproca del cosmo e dello stato, attività naturali e sociali. L'universo si presenta come una macchina a stati ben consolidata, dove tutto è controllato dal re degli dei (il padre del faraone). Tuttavia, questo universo non è descritto in termini politici(come in Cina), ma al naturale.



Articolo precedente: Articolo successivo:

© 2015 .
Informazioni sul sito | Contatti
| mappa del sito